Partito di Conte? I consigli di Mario Monti al premier

“Non so se questa ipotesi sia nella sua mente, né se sia in sé ragionevole. Certo la rendono ‘ragionevole’ di fatto tutti quei politici e commentatori che su di essa appunto ragionano, con un misto di curiosità morbosa e di consigli non richiestiâ€. Così Mario Monti sull’ipotesi che il premier Giuseppe Conte possa formare un proprio partito.

In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex presidente del Consiglio non sente di dare a Conte alcun suggerimento: “Al massimo – afferma -potrei raccontargli in che modo giunsi, in condizioni diverse dalle sue, a prendere una decisione su un tema simile a quello che forse lui stesso sta rimuginando. Con quel metodo, se fossi oggi nei panni di Conte, mi porrei due domande. Prima mi chiederei qual è il mio obiettivo: come vorrei che l’Italia evolvesse nei prossimi cinque o dieci anni? La mia visione per l’Italia era nota da tempo, soprattutto ai lettori del Corriere, prima di essere chiamato al governo. Quella di Conte, dopo due governi, non a tutti risulta ben chiara; ma se creasse un partito questo chiarimento sarebbe ineludibileâ€.

“Poi mi interrogherei sullo strumento migliore – prosegue Monti -. In che modo io Giuseppe Conte — che sono diventato premier un po’ per caso ma che in due anni e mezzo, me lo riconoscono tutti, ho accumulato grande esperienza nazionale e internazionale e ho dato prova di notevoli capacità — potrei contribuire al meglio a questo cambiamento dell’Italia? Costituendo un mio partito? Prendendo il controllo del partito che mi ha espresso come premier? Guidando una coalizione alle elezioni? O eventualmente, se ne ricorressero le circostanze, come presidente della Repubblica?â€.

Altro punto da soppesare, aggiunge Monti, “il più difficile, almeno nella mia esperienza personale. Nel caso di Conte suonerebbe così: se la mia autovalutazione mi portasse a concludere che il contributo più efficace all’interesse generale dell’Italia, come io lo vedo, potrei darlo da una posizione che magari non è la più prestigiosa sul piano personale, che cosa devo fare? Seguo la mia coscienza e vado nella direzione che concretamente può giovare di più al mio Paese o mi propongo la maggiore soddisfazione personale? Nell’emergenza finanziaria del 2011-2012 il mio governo dovette introdurre quella disciplina di bilancio e quelle riforme che tutti consideravano necessarie, ma che i partiti avevano rinviato perché impopolari. Per diversi mesi, con l’appoggio di quasi tutti i partiti, il Parlamento aveva approvato le nostre proposte. Una volta rientrata l’emergenza e con l’avvicinarsi delle elezioni di inizio 2013, i partiti diventavano riluttanti. Per rimanere in politica non avevo bisogno di partecipare alle elezioni, essendo senatore a vita. E men che meno di presentare una lista, come invece ho fattoâ€.

“Non so cosa la coscienza suggerirà a Conte. Nel caso dovesse spingerlo verso quello che egli riterrà l’interesse del Paese a scapito del suo potere e della sua visibilità, gli consiglierei — questo sì — di essere pronto a subire molte critiche. Anche da parte di chi ha più volte criticato in lui l’esercizio personalistico del potereâ€. (adnkronos)