Vaccini non ancora approvati, Italia ha già comprato 202 milioni di dosi

Sono “6 i candidati vaccini anti-Covid al fotofinish per l’approvazione”. A fare il punto è il sito anti-bufale ‘Dottoremaeveroche’, della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo). “Ad ad oggi non sono ancora disponibili vaccini per Covid-19 ma molti studi sono in corso, alcuni in fase avanzata.

Per il vaccino sviluppato dalla società Moderna è stata depositata negli Stati Uniti la domanda per la autorizzazione d’emergenza – precisano gli esperti – Poi c’è il siero sviluppato dall’università di Oxford e della casa farmaceutica AstraZeneca. Il vaccino è in corso di valutazione in diversi paesi del mondo, dal Regno Unito al Brasile, Sud Africa e Stati Uniti”. A questi si aggiunge il vaccino Pfizer-BionTech, il primo vaccino presentato alla Food and Drug Administration (Fda) statunitense per l’autorizzazione all’uso di emergenza che oggi ha avuto il via libera anche dall’agenzia britannica Mhra. Infine ci sono gli altri tre sviluppati da Johnson&Johnson, da Sanofi e da CureVac.

L’Italia ha già acquistato milioni di dosi di tutti e sei i vaccini (202 mln in totale) come ha spiegato oggi il ministro della Salute Roberto Speranza nella comunicazione al Senato sul piano vaccinale (AstraZeneca 40,38 milioni; Johnson&Johnson 53,84; Sanofi 40,38 ; Pfizer/Bnt 26,92; CureVac 30,285 e Moderna 10,768).

Ma quando un vaccino viene dichiarato ‘efficace’? Quando protegge la persona che lo riceve dalla malattia? “Non esattamente – rispondo gli esperti – L’obiettivo principale di un vaccino dovrebbe essere quello di impedire alle persone di contrarre la malattia, ammalarsi gravemente e morire. A questo riguardo, un sito molto popolare negli Stati Uniti ha ripreso una dichiarazione di Peter Hotez, un docente di particolare esperienza della National School of Tropical Medicine del Baylor College of Medicine di Houston: ‘Idealmente, si vuole che un vaccino antivirale faccia due cose: in primo luogo, ridurre la probabilità di ammalarsi gravemente e andare in ospedale e, seconda cosa, prevenire l’infezione e quindi interrompere la trasmissione della malattia’”.  (Adnkronos Salute)

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