“Ricorda il saluto romano”, Amsterdam rimuove statua dallo stadio

“Fa il saluto romano”, Amsterdam rimuove statua dallo stadio. Stando alle ricostruzioni storiche, non avrebbe alcuni significato ideologico. Ma quel braccio teso ricorda troppo da vicino il ‘saluto romano’ di fascisti e nazisti. E così, la statua, dopo quasi un secolo, è stata rimossa dall’esterno dello stadio olimpico di Amsterdam. La decisione è arrivata dopo uno studio approfondito da parte della fondazione che gestisce l’impianto, dove fino al 1996 ha giocato anche l’Ajax.

La statua, alta tre metri e collocata all’esterno dell’impianto sportivo costruito in occasione delle Olimpiadi estive del 1928, era stata eretta per rendere omaggio al barone Tuyll van Serooskerken che contribuì a portare l’evento a cinque cerchi ad Amsterdam. Il barone morì, però, prima dello svolgimento dei Giochi. A realizzare l’opera fu l’artista Gerarda Rueb, che aveva preso spunto da statue simili erette durante le Olimpiadi di Parigi nel 1924: in entrambi i casi, si trattava di un semplice ‘saluto agli atleti’ e non di un gesto ideologico, assicurano gli storici.

Per evitare fraintendimenti, da diversi anni la statua era stata affiancata da una targa esplicativa. Ma questo non ha evitato le proteste di diversi turisti, dato che lo stadio è una delle mete delle visite ad Amsterdam e ospita ancora importanti eventi internazionali di atletica leggera. Da qui la decisione di rimuoverla dall’ingresso e spostarla in uno spazio interno: “In questo modo, possiamo spiegarne l’origine e il valore artistico durante le visite guidate ed evitare inutili polemiche”, ha spiegato uno dei membri della fondazione.

Quella di Amsterdam non è la prima statua olimpica a venire rimossa per ragioni ‘politiche’. Lo scorso giugno, l’Asian Art Museum di San Francisco aveva rimosso dal suo foyer il busto dell’ex presidente del Comitato olimpico internazionale, Avery Brundage a seguito dell”eredità razzista’. Brundage, morto nel 1975, si era opposto al boicottaggio dei Giochi olimpici del 1936 a Berlino durante il suo periodo come numero uno Comitato olimpico americano.

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