La Grecia dovrà risarcire i pensionati per i tagli imposti dalla Troika

di Claudio Paudice – – Dopo i tagli, la beffa. Il Governo greco è stato condannato a risarcire circa due milioni di pensionati per i tagli agli assegni tra giugno 2015 e maggio 2016. Tagli imposti dagli accordi negoziati dall’allora premier Alexis Tsipras per poter accedere al terzo pacchetto di salvataggio del Mes durante la crisi del debito ma giudicati illegali da una recente sentenza del Consiglio di Stato. Come annunciato dal primo ministro Mitsotakis, Atene verserà entro quest’anno circa 1,4 miliardi di euro sui conti correnti di circa il 20% dei suoi contribuenti in un momento molto delicato per le casse pubbliche. L’esborso peserà sulla capacità fiscale della Grecia già duramente colpita dall’impatto Covid-19, con il Pil che secondo le stime calerà del 10% e il suo rapporto col debito in vertiginoso aumento poco sotto al 200%. Il primo ministro non ci ha girato intorno: “E’ una spesa che ci pone al limite della nostra capacità fiscale”. Tradotto: nell’anno del Covid, soldi per altre misure non ce ne sono.

Due settimane fa il Consiglio di Stato ha stabilito che ad aver diritto a un rimborso sono i pensionati greci che si sono visti ridurre l’entità dell’assegno tra giugno 2015 e maggio 2016. Si tratta del periodo più delicato della crisi greca: il premier Alexis Tsipras da settimane assicurava che mai sarebbero state ritoccati nuovamente stipendi e pensioni dei suoi cittadini. Almeno fino al referendum dopo il quale Tsipras tradì le sue promesse e arrivò alla sottoscrizione del memorandum bocciato dal voto popolare, provocando la rottura di Syriza e l’uscita traumatica dal Governo di Yanis Varoufakis. Il premier stipulò quindi un accordo con la Troika che garantì l’accesso al terzo pacchetto di salvataggio con i prestiti del Mes che da un lato iniettarono risorse indispensabili per evitare il default, dall’altro erano strettamente collegate a pesanti misure di austerità.

Per quanto riguarda le pensioni, l’accordo prevedeva la revisione del sistema della previdenza sociale, una graduale abolizione delle pensioni anticipate e innalzamento limite pensione a 67 anni. E poi la rivalutazione del sistema della previdenza sociale puntando ad un risparmio annuale dello 0,5% del Pil.

Una delle misure adottate per andare incontro alle richieste pro-austerity del Mes fu la riduzione ad agosto 2015 – retroattiva sull’anno – della pensione minima di quasi 100 euro al mese, da 486 euro a 392. Parte di quei tagli alle pensioni è stata ora considerata illegale dal Consiglio di Stato greco, dopo una serie di ricorsi presentati in seguito ad un’altra sentenza emessa dal massimo tribunale nell’ottobre del 2019. In quell’occasione i giudici avevano ritenuto incostituzionale il ricalcolo della cosiddetta legge Katrougalos sulle pensioni in base agli importi pagati entro il 31 dicembre 2014.

La cifra da restituire ai pensionati ammonta a circa 1,4 miliardi, ha detto oggi Mitsotakis in Parlamento: “Il governo sta rispettando le decisioni giudiziarie”. Tuttavia l’esborso porta le finanze greche sull’orlo del precipizio: “Questa spesa particolare tocca il limite della capacità fiscale del Paese”, ha dichiarato Mitsotakis ai parlamentari. “Non c’è spazio per ulteriori misure” di questo tipo. Vuol dire che per rimediare ai tagli imposti durante la precedente crisi del debito il Governo è costretto a dare fondo a tutta la sua capacità di spesa, nel pieno della recessione causata dal coronavirus.

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