Coronavirus, governo potrebbe fare causa alle ‘ribelli’ regioni del Nord

L’emergenza Coronavirus in Italia si porta dietro lo scontro aperto e ormai conclamato tra le regioni del Nord e il governo. Non sono piaciute a Zaia e Fontana le timide riaperture proposte da Chigi per la “fase 2”. Mentre Palazzo Chigi ha maldigerito le scelte dei governatori di allentare più del dovuto in lockdown, con decisioni in ordine sparso.

Un report riservato dei tecnici guidati dal professor Brusaferro – si legge sul Messaggero – dello scorso 22 aprile metteva in guardia palazzo Chigi, «lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». «Il punto da cui si parte è che nella realtà attuale il valore di R0 è inferiore a 1», si legge nella relazione, «Rimane il fatto che alla giornata odierna persistono nuovi casi di infezione in tutto il contesto nazionale che stanno ad indicare la necessità di mantenere elevatal’attenzione». E dunque macché ripresa delle messe (si potrà valutare, si legge,dopo il 25 maggio se riaprire anche le chiese), macché ripresa della scuola. Piuttosto, scrivono gli scienziati, bisognerebbe ipotizzare una sperimentazione di 14 giorni aprendo solo la metà delle attività lavorative, continuando a vietare aggregazioni sociali e continuando con lo smartworking.

Ed ecco perché Giuseppe Conte è rimasto sorpreso e amareggiato per l’offensiva dei governatori del Nord. «Abbiamo fatto tutto il possibile per dare e cercare ascolto e avere collaborazione, tant’è che abbiamo scritto il Dpcm dopo un incontro con loro», è lo sfogo del premier. C’è però di più. C’è che dal governo filtra che se domenica non è stato deciso un allentamento più ampio del lockdown, è perché Conte e il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia hanno voluto evitare di andare allo scontro con le Regioni del Nord. Appeasement suggerito dal Quirinale.

Ma l’irritazione monta: «Siamo davanti a delle operazioni irresponsabili», spiega una fonte qualificata del governo, «chi apre alcune attività senza la copertura del Dpcm, se ne assumerà la responsabilità di fronte ai cittadini. E non sarà una responsabilità solo sanitaria, ma anche penale, civile ed economica». In poche parole:«Chi sbaglia paga».

Diversi ministri fanno poi sapere che l’intenzione era di allentare di più le misure di quanto poi fatto domenica sera nel Dpcm, spingendo però Lombardia e Piemonte (dove i dati dell’epidemia sono tutt’altro che rassicuranti) a mantenere le norme più rigide. Ma difronte al niet di Attilio Fontana, il premier ha deciso di mantenere la stretta su tutto il territorio nazionale «per scongiurare il rischio diun riesplodere dei contagi», spiegano a palazzo Chigi. Il governo si interroga in queste ore se andare allo scontro legale con i governatori ribelli: «In teoria quelle ordinanze sono impugnabili”.  AFFARITALIANI.IT

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