Bibbiano, “chi glielo dice al giudice che il bambino lo mandiamo all’ex brigatista?”

[…] Dai cellulari degli indagati emergono conversazioni tra gli operatori dei servizi sociali della Val D’Enza che confermano il modus operandi utilizzato da Federica Anghinolfi e, di conseguenza, dai suoi dipendenti, per riuscire a strappare i bambini dalle proprie famiglie d’origine attraverso false storie dell’orrore. Dettagli fondamentali, riguardanti la situazione dei bambini presi in affido dai servizi, taciuti ai giudici al solo scopo di riuscire a portare via il piccolo da casa. Poco importava se la verità presentata in aula di tribunale fosse parziale. Meno ancora interessava che a rimetterci sia proprio il minore. Il giudice non veniva messo nella condizione di fare il proprio mestiere. I legali si trovavano davanti agli occhi storie manomesse e situazioni tragiche create ad arte.

“Io lascio intendere(…) comunque il quadro è grave, piccola antisociale cresce”, scriveva la psicologa Imelda Bonaretti, ora indagata, alla capa dei servizi sociali a proposito di una revoca di un provvedimento di allontanamento di un minore, che si voleva scongiurare. “Ma quel giudice è molto tonto. Non intende. Forse una spiegazione tecnica sarebbe auspicabile. Sai tipo quelle relazioni da ctu”, ironizzava Anghinolfi. Nessun problema. Per la psicologa bastava calcare la mano sul racconto: “Eh, magari provo a rendere più esplicita quella frase”.

Siamo nel 2015 e, nello stesso anno, spunta un’altra conversazione agghiacciante tra le due colleghe. “Ohi Fede… però chi glielo dice al giudice che il bambino lo mandiamo all’ex brigatista? Io non mi attento a dirlo”, chiedeva Bonaretti. Le due donne avrebbero voluto omettere un dettaglio così fondamentale, che forse, avrebbe potuto fermare l’affido. Ma, per Federica Anghinolfi non c’era da preoccuparsi. Nessuno avrebbe mai saputo niente. “Mica lo sa. E la pena l’ ha scontata”. […]

Costanza Tosi –  www.ilgiornale.it

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