Strangolate dal fisco. A rischio chiusura 15% aziende italiane

Il quadro economico del nostro Paese e quello internazionale corrono il rischio di far chiudere almeno il 15% delle aziende italiane se verranno introdotti, nel sistema tributario, nuovi balzelli fiscali simili alla plastic tax e alla sugar tax inseriti nell’ultima legge di bilancio. Un ulteriore innalzamento del peso delle tasse sui bilanci delle imprese, infatti, può spingere, laddove possibile, il trasloco di singoli siti produttivi all’estero oppure, nell’ipotesi peggiore, il fallimento definitivo di decine di migliaia di imprese che oggi galleggiano in una situazione ormai non più sostenibile.

Il carico fiscale complessivo (total tax rate) supera il 60% del fatturato e arriva al 64% proprio per le micro, piccole e medie imprese. E’ quanto emerge da un paper del Centro studi di Unimpresa che fotografa il quadro economico italiano alla luce delle misure fiscali introdotte con la legge di bilancio per il 2020, secondo cui quest’anno c’è il rischio del ritorno alla recessione visto che tutte le componenti del pil mostrano, a fine 2019, segni negativi o di poco superiori allo zero con l’eccezione delle importazioni che sono salite dell’1,3%.

«Le tasse sullo zucchero e quelle sulla plastica varate con la manovra hanno già prodotto i loro effetti con alcuni grandi colossi che hanno annunciato l’addio all’Italia. Non si tratta di episodi isolati, ma di un rischio più che concreto che riguarda fette enormi della nostra area imprenditoriale. Eppure, nessuno sembra preoccuparsi di questo fenomeno né vengono valutate a fondo piani di rilancio seri» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «L’intero mese di gennaio se n’è andato con la campagna elettorale per le regionali e, solo a fini di consenso politico, il governo ha appena annunciato un piano per la riduzione delle tasse sui redditi da lavoro fino a 40.000 euro, ma si tratta appunto solo di annunci, non ci sono testi scritti né decreti o disegni di legge presentati in Parlamento» aggiunge Ferrara.

Nel terzo trimestre del 2019, osserva il paper del Centro studi di Unimpresa, il prodotto interno lordo è salito dello 0,1%, con una variazione identica a quella dei due trimestri precedenti. Per quanto riguarda i consumi, la spesa delle famiglie è salita dello 0,4%, mentre quella delle amministrazioni pubbliche è salita dello 0,1%. Gli investimenti fissi lordi sono risultati negativi per lo 0,2%: alla crescita dello 0,2% di quelli nel campo delle costruzioni si è contrapposta la discesa dello 0,5% di quelli per beni strumentali. Le esportazioni sono calate dello 0,1%, mentre sono salite le importazioni dell’1,3%.

 

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