Emilia Romagna, candidato Pd definisce i carabinieri “ceffi”

Il Sindacato dei carabinieri contro Pruccoli: “Non siamo ‘ceffi’, gravi le congetture del candidato”. A lanciare il sasso era stato lo stesso Giorgio Pruccoli che, lo scorso 13 gennaio, aveva denunciato pubblicamente sul suo profilo Facebook le presunte attenzioni di un “ceffo”, in realtà un carabiniere in borghese che aveva in vista la placca di riconoscimento, nei suoi confronti durante il comizio di Salvini a Villa Verucchio.

Il candidato del Pd in corsa alle regionali aveva poi rincarato la dose sul social network: “Ancora peggio, ancora peggio! Molto molto male. Sopportabile e, al limite possibile farci una risata sopra se fosse stata la security privata della Lega e di Salvini. Ma un Carabiniere messo in marcatura a uomo su di me, che cercava di ascoltare cosa mi dicevo con le persone che mi circondavano è invece un fatto gravissimo. Che sta in scia con le intimidazioni subite da tanti cittadini nelle città italiane durante le visite dell’allora ministro degli interni. Dalle forze di Polizia utilizzate allo scopo. La questione si fa seria e a questo punto farò i passi che devo fare. Perché se avere idee diverse ed essere candidato in un partito diverso da un comiziante diventa motivo di marcatura ad uomo con sguardi e additamenti andrò fino in fondo a mia tutela. Non mi faccio intimorire”.

Parole che non sono piaciute al sindacato dei carabinieri che, nelle parole del candidato del Pd, hanno ravvisato una strumentalizzazione della vicenda. “Consigliere Giorgio Pruccoli – scrive il Simcc in un comunicato stampa rivolgendosi direttamente all’interessato – leggiamo con profonda amarezza le sue considerazioni in merito a quanto accaduto nel corso di un comizio elettorale organizzato a Villa Verucchio (RN), durante il quale si è sentito sorvegliato da alcune persone che lei ha definito “ceffi”. Constatiamo, inoltre, un tardivo e quanto mai inopportuno tentativo di legittimare le sue affermazioni, che hanno il sapore di voler strumentalizzare i suoi infondati timori circa l’imparzialità che tutti i servitori dello Stato garantiscono quotidianamente al Paese, nel pieno rispetto di un giuramento prestato che rinnovano quotidianamente nell’intraprendere il proprio servizio. I comizi elettorali, per tutti gli operatori delle Forze di Polizia, rappresentano soltanto una delle tante sfaccettature del proprio lavoro, laddove sono facili le occasioni di turbativa di quei diritti fondamentali riconosciuti da tutti gli ordinamenti democratici. Parrebbe superfluo pertanto ribadire tali concetti, che ai più dovrebbero apparire scontati, proprio a chi per propria funzione dovrebbe avere l’interesse di salvaguardare tali principi, ma così evidentemente non è”.

“Definire “ceffo” un Carabiniere facilmente identificabile dalla propria placca di riconoscimento – prosegue il sindacato – è grave, ipotizzare pubblicamente che lo stesso sia al soldo della compagine politica avversaria è grave, immaginare che sia associabile ad un presunto atteggiamento intimidatorio posto in essere, come da lei ribadito, da tutte le Forze di Polizia è grave. Tali congetture alimentano ulteriormente un clima di ostilità che nulla dovrebbe avere a che fare con il confronto democratico, clima che si traduce ulteriormente nella percezione di insicurezza che molti cittadini avvertono. Le ricordiamo che l’Arma dei Carabinieri, così come le Forze di Polizia che lei considera avverse alla manifestazione del libero pensiero, è percepita in tutte le comunità che quotidianamente difende, come baluardo di legalità, portavoce di quei valori che hanno costituito negli anni un formidabile humus per la crescita del nostro Paese. Questo SIM Carabinieri esprime, ancora una volta, profonda solidarietà nei confronti di un collega come tanti, che tutti i giorni permettono anche a lei di manifestare liberamente un pensiero, sia pur pienamente discutibile, secondo i canoni democratici previsti dalla nostra Costituzione”.

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