Caso Paragone svela la verità: “M5s, una banda aggrappata al potere”

La maledizione di Paragone si abbatterà sugli elettori grillini. Perché si chiederanno “che male abbiamo fatto”…. Si sono fatti fregare da una banda di impostori che si sono aggrappati al potere. Costi quel che costi. Non vogliono mollare la presa, e se dai fastidio, ti cacciano.

Ma c’è da scommettere che questo non sarà il caso De Falco o di quanti altri se ne sono andati o sono stati espulsi dai Cinquestelle, senza provocare chissà quali sfracelli. Ma liberarsi di Gianluigi Paragone rischia di causare danni grossi. Perché si svela il grande inganno. Nota la Meloni: “Erano gli antisistema nelle urne, sono diventati i guardiani del sistema. In Italia e come in Europa”. In una frase, esattamente quello che è accaduto, una colossale giravolta che non può e non poteva restare senza conseguenze.

Del resto, se nasci contro i partiti; e prendi voti contro tutti gli altri; non ha molto senso allearsi una volta con la Lega e quella successiva col Pd. Al governo con gli opposti. Comunque e con chiunque. A prescindere. Sicuri di essere così diversi da quelli di prima apostrofati con un’arroganza che risultava davvero fastidiosa, insopportabile, infantile? Talmente innamorati del potere che hanno scomodato gli iscritti persino per le alleanze locali con la piattaforma Rousseau. E’ bastato il baubau dell’Umbria per rimettere nel fodero lo spadone di guerra.

Deflagrano. Di Battista esplode e si schiera con Paragone. Di Maio frigna e scatena i lacchè. Fa pena questo Movimento rivoluzionario che ha il terrore di uscire in malo modo dal Palazzo, tra i fischi dei supporter. Per carità, qualche difettuccio anche Paragone ce l’ha. E dovrà spiegare che cosa intende fare al termine della corsa. Ma certo nulla a che vedere, ad esempio, con quella Paola Taverna che ha gridato di tutto al Pd (“mafiosi, merde, schifosi”…) salvo poi accucciarsi all’intesa con Zingaretti senza profferire verbo.

Chi sta in difficoltà veramente grossa, ora, è Luigi Di Maio, che ha pensato di poter decidere tutto da solo con la protezione di Beppe Grillo. Adesso sarà soprattutto lui il bersaglio di Paragone, e se si scatena anche Di Battista sono dolori. Già ieri quel video del senatore cacciato, l’accusa di accumulare poltrone, non ha rappresentato un bel biglietto di presentazione per il cosiddetto capo politico pentastellato. L’oroscopo per Giggino prevede dolori.

Ma tutto questo succede per brama di potere. Hanno scritto nel loro programma elettorale – i Cinquestelle – il contrario di quello che stanno combinando. I loro provvedimenti bandiera sono i più inefficaci e contestati, a partire dal reddito di cittadinanza e la tanto strombazzata riforma della prescrizione. E devono pregare san Mattarella se la legislatura andrà ancora avanti per portare uno stipendio succulento a casa. Un lusso che però rischia di durare molto poco e che soprattutto sconteranno amaramente al loro rientro al paesello.

Infine, una domanda, anche a Gianluigi Paragone. Tutti gli fanno i complimenti per non aver mollato nelle sue prese di posizione ed è giusto e anche significativo. Ma se definisci – in maniera azzeccata – il Movimento Cinquestelle il nulla – perché fare ricorso per rientrarci? Una vecchia tradizione diceva che con l’anno nuovo si buttavano le cose vecchie. Capodanno è passato, e i grillini sono stravecchi.

Francesco Storace

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