Bologna: terrorista islamico arrestato riceveva sussidio come “rifugiato”

Finti rifugiati, veri terroristi. Sono stati convalidati gli arresti e la misura cautelare in carcere per due somali e due etiopi, di età compresa tra i 22 e i 29 anni, fermati lo scorso 29 maggio per i reati di finanziamento di condotte con finalità di terrorismo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I fermi sono avvenuti nell’ambito di un’inchiesta della Digos, coordinata dalla Dda di Bologna.

Per un quinto soggetto, invece, come ha confermato il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, è stata emessa una misura cautelare perché è irreperibile all’estero. Gli stranieri fermati avevano un regolare permesso di soggiorno, infatti avevano ottenuto la protezione internazionale perché provenienti da una zona di guerra e uno di questi, addirittura, era riuscito ad avere un sussidio di 400 euro al mese dalla Francia, in quanto rifugiato.

Terroristi in Emilia Romagna, a 400 euro al mese – – L’inchiesta è nata dall’osservazione dei movimenti di due soggetti che hanno vissuto per un periodo a Forlì. I fermi sono stati eseguiti a Cinisello Balsamo (Milano), a Como e a Torino. L’inchiesta è partita nel 2018 – come ha ricapitolato il procuratore Amato -, grazie a una segnalazione della direzione centrale della polizia di prevenzione, riguardante i contatti in Italia di un presunto facilitatore dell’Isis, arrestato in Somalia nel 2017. Gli investigatori hanno seguito la traccia dei suoi contatti telefonici, isolando due utenze, riferibili a due somali in contatto tra loro e residenti per circa un anno a Forlì, dopo aver transitato per qualche giorno all’hub di Bologna.

Alla fine del 2018, uno dei due è stato arrestato dalla procura di Bari per associazione con finalità di terrorismo. Alla fine, le indagini hanno isolato l’attività di altri tre presunti finanziatori del terrorismo (due dei fermati rispondono solo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), partecipi – ha spiegato Amato – ”di un circuito internazionale e che potrebbero essere funzionalmente collegati ad un’ampia rete terroristica nella quale si colloca Al Shabaab, formazione somala affiliata ad Al Qaida, ma con possibili infiltrazioni di militanti dell’Isis”. Secondo gli investigatori le transazioni avvenivano all’inizio di ogni mese con il metodo dell”Hawala’ (che in arabo significa ‘trasferimento’) ed erano dirette ai miliziani di Al Shabaab: le rimesse ammontano a un totale di circa 10mila euro.

”Esprimo tutto il mio apprezzamento alla polizia che, partendo da un dato, ha fatto emergere in questo territorio uno spunto investigativo che poi è stato valorizzato – ha detto Amato – . Siamo partiti da indagini su Forlì, ma poi i quattro fermi per finanziamento di condotte con finalità di terrorismo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sono stati eseguiti tra Milano e Torino. È la dimostrazione che, indifferentemente, tutto il territorio nazionale è interessato da fenomeni di questo tipo”. Amato ha aggiunto che ”non è escluso che gli approfondimenti ancora in corso possano portarci a contestare per alcuni la partecipazione ad attività terroristiche”.

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