Peste suina, Danimarca: muro di 70 km con la Germania per fermare i cinghiali

Un muro lungo 70 chilometri per “fermare” l’invasione dei cinghiali. E’ quello che ha iniziato a costruire in questi giorni la Danimarca al confine con la Germania. L’intento dell’opera è di mettere al riparo l’industria dei maiali dai rischi di un’epidemia di influenza suina africana.

Il problema è serio, ma ci sono dubbi che una recinzione possa risolverla. Per l’influenza suina non esistono cure né vaccini e solitamente l’animale muore nel giro di qualche giorno. Il morbo sta colpendo diverse parti del Nord Europa: di recente due cinghiali sono stati ritrovati morti in Belgio e la preoccupazione delle autorità danesi è che la migrazione degli animali selvatici possa diffondere il morbo attraverso la Germania, finendo per colpire anche gli allevamenti di maiali locali. Un’industria che nel Paese scandinavo muove un giro di affari da 4,6 miliardi di dollari all’anno, con 28 milioni di animali allevati e prodotti suini esportati per quasi 1,7 miliardi di dollari.

La recinzione costerà 12 milioni di dollari e una volta finita sarà alta 1,5 metri, profonda nel terreno almeno 50 cm, con tanto di accessi ogni chilometro in modo che gli esseri umani possano arrampicarsi e superarlo; allo stesso modo, ci saranno piccole aperture ogni 100 metri in modo che anche i piccoli animali possano attraversala. Il ministro dell’Ambiente danese, Jakob Ellemann-Jensen, ha assicurato che il governo è intenzionato a “fare tutto il possibile per impedire che la febbre suina africana raggiunga la Danimarca”. Tra le misure adottate, anche l’allentamento dei vincoli per la caccia al cinghiale e l’inasprimento delle multe per il trasporto del bestiame non adeguatamente disinfettato.

Il muro, pero’, non piace all’opposizione, secondo cui al costo dell’opera non corrisponde una reale efficacia: la barriera prevede comunque delle grosse aperture all’altezza delle strade, e ci sono poi i corsi d’acqua che i cinghiali possono facilmente attraversare a nuoto. Anche la Commissione europea, per bocca del responsabile della Sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, ha sollevato perplessità: “Meglio la collaborazione che un muro”, ha detto il commissario.

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