Cristiani perseguitati in Egitto: chiese protette da barriere, carri armati e polizia

di Ansa

Sono circa dieci milioni i cristiani che vivono in Egitto. Minoranza nel Paese musulmano, i Copti costituiscono comunque la piu’ grande comunita’ cristiana del Medio Oriente. Da secoli vivono sotto attacco ma negli ultimi anni le violenze sono state sempre piu’ efferate. Ed ora si va a messa in chiese blindate, i vescovi camminano con la scorta e i giovani debbono usare anche con attenzione i social network.

L’ultimo attentato e’ stato a fine dicembre 2017, in una chiesa alla periferia del Cairo. Ma dalla ‘primavera araba’ ad oggi sono decine i morti raccolti tra i banchi delle chiese. Grandissime le misure di sicurezza ovunque, e le chiese somigliano alle ambasciate, protette da barriere di cemento, carri armati, militari e polizia sempre all’erta. Eppure, nonostante il clima da trincea, ci sono semi di speranza che lasciano intravedere una convivenza possibile.

La comunita’ cristiana in Egitto non si da’ per vinta e continua a cercare il dialogo. I ragazzi frequentano le parrocchie, molti si impegnano negli oratori. Nonostante la paura le chiese sono sempre piene, anche di bambini. Gli ordini religiosi restano nel Paese e sono un punto di riferimento per la societa’. Tra loro ci sono, da otto secoli, i francescani. Si spendono tra la gente senza risparmiarsi; eppure anche a loro e’ toccato vedere i conventi in fiamme. Il giorno piu’ difficile per i cristiani e’ stato il 14 agosto del 2013 quando furono incendiate dai fondamentalisti 60 chiese in contemporanea in tutto il paese. Tra queste anche quella di San Francesco ad Assiut, nel Sud. E oggi una stanza di quel convento, per non dimenticare, conserva i brandelli di statue e abiti liturgici salvati dalle fiamme. Lo racconta il frate che quel giorno c’era.

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