Siamo come canarini in gabbia

Di Vittorio Zedda

COME CANARINI IN GABBIA. Avevo un canarino. Ogni tanto gli aprivo la gabbietta e lasciavo lo sportellino aperto. Il canarino usciva nella stanza, faceva un voletto, sostava incerto su qualche mobile e poi tornava verso la sua gabbia, cercando di rientrarci. Temeva la libertà e non sapeva più che farsene. Come imparò a uscire, imparò a rientrare. Dentro la gabbietta c’era l’acqua e i semi di miglio. Fuori non trovava nulla ed era disabituato a volare. Meglio la prigione: garantiva la sopravvivenza.

La UE ha abituato i suoi cittadini a comportarsi da canarini, e con l’euro li ha messi in gabbia. Prima i cittadini hanno debolmente protestato e gli economisti più avveduti hanno denunciato con ogni mezzo che l’euro era la truffa del secolo. Ma i governi che avevano partecipato all’operazione truffaldina hanno fatto di tutto per rinforzare la gabbia e hanno seminato la paura: “Chi si ribella all’euro non avrà più né acqua né miglio nella vaschetta!”.

Il tempo che passava senza che nulla cambiasse, se non in peggio, ha giocato a favore di chi ha venduto i popoli europei a poteri finanziari che i cittadini non possono controllare, ad un sistema bancario che è padrone della moneta che ci somministra secondo i suoi interessi.

Per meglio realizzare i suoi disegni, il potere si avvale di inediti progetti di ingegneria sociale e di sostituzione etnica, e anche culturale. Nei popoli la voglia di ribellarsi e il legittimo desiderio di partecipare alle scelte, hanno un po’ alla volta ceduto ad una sorta di mesta rassegnazione generale. Cittadini senza voce né forza, incapaci di orientare il proprio destino, subiscono le scelte di un potere non democratico, estraneo, incomprensibile e lontano, che ha deciso per noi e contro di noi, quale deve essere la nostra vita, la nostra casa, le nostre idee e il nostro cibo e a chi dobbiamo cederlo.

Un potere sovranazionale ha deciso il nostro destino e chi ci governa in Italia è il suo occhiuto guardiano in casa nostra. Abbiamo ancora una possibilità di alzare la testa il 4 marzo. Di iniziare daccapo una graduale, avveduta, tenace inversione di tendenza. E di tracciare un nuovo percorso da uomini liberi e partecipi. Nulla è facile. Impossibile è solo ciò cui rinunciamo prima di provarci. Pensiamoci bene e diamoci da fare, il 4 marzo.

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