Buchi neri e rutti: le volgarità della Littizzetto su RaiUno

Luciana Littizzetto, nell’ultima puntata di Che tempo che fa del 7 gennaio, ha superato se stessa (in termini di volgarità). Sono quindici anni che la stipendiata Rai, nel suo siparietto settimanale sdraiata sulla scrivania di Fabio Fazio, spara trivialità a ripetizione.

Adesso però il Movimento Italiano Genitori (Moige) ha esaurito la pazienza e, come riporta il settimanale Sono, vorrebbe che RaiUno prendesse provvedimenti disciplinari nei suoi confronti: «Questi termini non ci sembrano adatti sulla Rai e a maggior ragione sulla prima rete che per eccellenza è quella delle famiglie. Il suo linguaggio non è adatto alla rete e all’orario. La parolaccia ci può scappare nella battuta, non siamo dei bacchettoni pronti a puntare il dito. Il problema è quando diventa il centro dello sketch o il modo normale di interloquire in televisione. Un tempo la tv insegnava la lingua italiana ora l’involgarimento».

«Lucianina», come la chiama Fazio, che prende ventimila euro a puntata (una volta la settimana) per il suo intervento di circa dieci minuti (duemila euro al minuto) analizza la parola dialettale «suca». «Una studentessa di Palermo ci ha fatto una tesi, ora si potrebbe anche farci un balletto, il suca, suca. Prendere 110 e lode per un suca non è male. Devo dire che tante persone hanno anche avuto un seggio in Parlamento per un suca. Se passa questo trend a me danno una laurea ad honorem e ci saranno decine di tesi sulle parolacce. A Milano sul va a dà via el cu, a Torino la storia del balengo, videoconferenze sul belìn a Genova». […]

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