Londra: le nuove toilette pubbliche saranno “gender-neutral”

Londra dice addio alla classica distinzione “Ladies” e “Gentleman” nei bagni pubblici per fare posto posto ad un’unica e generica toilette neutra, aperta indistintamente a maschi, femmine, transgender, queer e chicchessia.  Lo scorso 28 novembre il sindaco di Londra, il laburista musulmano Sadiq Khan,  ha infatti reso noto le nuove direttive in fatto di costruzioni di bagni all’interno degli spazi pubblici della capitale inglese, compresi centri commerciali, cinema e strutture sportive, raccomandando la progettazione di bagni unisex “inclusivi” di tutte le differenti possibilità sessuali.

Khan ha spiegato come all’origine della sua decisione vi sia la volontà di rendere la città di Londra ancora più aperta e inclusiva nei confronti della tante e sempre nuove diversità esistenti:

“Ho promesso di essere sindaco di tutti i londinesi, quindi sono determinato a garantire che tutti abbiano la possibilità di godere appieno della nostra grande città. I bagni sono un servizio pubblico vitale e possono aiutare a plasmare l’esperienza della capitale per coloro che vivono qui e per chi visita. Abbiamo bisogno di una serie di servizi igienici che riflettano l’incredibile diversità di questa città, dando alle persone la sicurezza di muoversi con dignità a Londra”.

La novità ha suscitato lo scontato entusiasmo della comunità LGBT+, ma anche diverse reazioni critiche. Tra questi, Andrea Williams di Christian Concern, intervistato sulla vicenda dal London Evening Standard ha sottolineato la follia di una iniziativa evidentemente ideologica e contro ogni elementare criterio di buon senso: “Questa è l’ultima vittima di uno tsunami ideologico che spazza via il senso comune e la realtà biologica“.

Abolire i servizi igienici separati per uomini e donne da tutti gli spazi pubblici londinesi, in riverente ossequio al “gender diktat” imperante, è chiaramente una mera mossa propagandistica, dettata dall’attuale agenda politically correct globale che, paradossalmente, renderà la città di Londra molto meno “safe”, rimuovendo, di fatto, uno dei pochi “spazi sicuri” per le donne.

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