Il Governo cancella 88,8 miliardi di debiti all’Inps

di Davide Colombo – Il Sole 24 Ore

Lo Stato sistema i suoi rapporti finanziari con l’Inps e cancella 88,8 miliardi di debiti iscritti nel rendiconto 2015 dell’Istituto. La mossa, maturata dopo un lungo confronto tecnico al ministero dell’Economia, arriva con un articolo del Ddl di Bilancio. Parte del cumulo debitorio realizzato con le «anticipazioni» effettuate dal Mef per finanziare una serie di prestazioni verrà compensato con 29,4 miliardi di crediti che Inps vanta nei confronto del Tesoro, mentre il resto verrà considerato come il cumulo di «trasferimenti» a titolo definitivo. Con questa operazione l’Istituto guidato da Tito Boeri tornerà ad avere un patrimonio netto sopra la linea.

Guardando agli aggregati del bilancio preventivo 2017, con attivi per 167,7 miliardi e passivi per 175,5 miliardi, si può ipotizzare, per il 2018, un patrimonio netto ricostruito attorno ai 51 miliardi. Questo il risultato cui si giunge sottraendo dalle passività gli 88,8 miliardi di vecchi debiti e dalle attività i 29,4 di vecchi crediti con lo Stato.

Quest’anno, stando all’ultima variazione del preventivo, il bilancio Inps dovrebbe chiudere con un patrimonio negativo per 7,9 miliardi dopo il mini patrimonio positivo di 78 milioni del 2016. Il debito Inps nei confronti dello Stato è frutto di una «finzione contabile», come l’ha definita recentemente l’Ufficio parlamentare di Bilancio, dovuta da una normativa che s’è stratificata negli anni e in base alla quale le coperture dei disavanzi di alcune gestioni previdenziali non vengono registrate come «trasferimenti» ma come «anticipazioni» che Inps non potrà mai ripagare, come ogni anno ricordala Corte dei conti nella sua relazione sulla gestione Inps. Come ha fatto notare l’UpBilancio, una regolazione come quella inserita in manovra era già stata fatta in passato, per esempio nel 1998, quando venne cancellato un debito di 121.630 miliardi di vecchie lire dell’Inps, stabilendo per legge che le anticipazioni concesse fino ad allora dallo Stato per garantire alcune prestazioni erogate dovevano intendersi come “trasferimenti definitivi”. Secondo la contabilità Ue (Sec 2010) la regolazione dei flussi di credito/debito tra Stato e Inps non ha impatto né sul deficit dibilancio né sul debito pubblico.

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