La bufala di Putin che vuole legalizzare la violenza in famiglia

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Il corriere della sera, con i suoi titoli sensazionalistici, continua a fare disinformazione sulla Russia, accompagnato da molte alte testate occidentali (destinate al solito pubblico di acefali sinistrati, ovvero quella massa di troll che si nutre di menzogne sui media mainstream, ndr), che si limitano a fare copia/incolla di #fakenews senza controllare le fonti legislative, e riportando le notizie con molta approssimazione.

La legge di depenalizzazione riguarda esclusivamente l’articolo 116 del codice penale russo, ossia relativo alle percosse che non procurano danni fisici neanche lievi (Нанесение побоев или совершение иных насильственных действий, причинивших физическую боль, но не повлекших последствий). Stiamo parlando di strattonamenti, ceffoni, tirate di capelli. Stiamo parlando di fatti unici o occasionali, che procurano al massimo piccoli lividi o graffi. Per questi reati, per i quali l’accusa non richiede prove o referto medico, per il primo episodio si e’ passati dalla sanzione penale alla multa amministrativa (fino a 500 euro), mentre dal secondo episodio si va nel penale.

Se queste percosse lievi avvengono con frequenza, anche in assenza di danno fisico lieve, si ha responsabilita` penale alla prima denuncia, in base all’articolo 117. Se le percosse procurano danni lievi, e per danni lievi si intende danni che lasciano una traccia evidente e sono dimostrabili con referto medico (un morso, un occhio nero, un ematoma di grandi dimensioni, una slogatura ad un polso, etc.) allora si tratta di articolo 115, che non e’ depenalizzato, anzi si rischiano fino a 3 anni di galera. Se il danno e’ medio o pesante (braccio rotto, commozione celebrale, 4 denti spaccati o danni fisici che impediscano di lavorare o svolgere determinate attivita’ per un certo periodo) allora si rischiano fino a 7 anni, in base all’articolo 114 del codice penale russo.

facebook.com/russiantour

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da sinistra.ch Siamo tornati nella guerra fredda? Così sembra osservando la campagna di disinformazione contro la Russia che vediamo su tutti i media occidentali, di destra e di “sinistra”, statali e privati che non fanno altro che copia-incollare le news senza alcuna verifica o approfondimento e anzi banalizzando tutto per mera propaganda.

L’ultima ‘fake news’ è che la tirannica Russia “depenalizza le violenze domestiche”. In pratica “si potranno liberamente picchiare mogli e figli”. E’ ovvio che così non è, ma ormai si è abituati a credere alla propaganda di guerra dell’UE e degli USA contro la Russia che ci si casca senza pensare che le informazioni non sono mai neutrali politicamente.

Nella sua conferenza stampa del 23 dicembre scorso che potete leggere qui il presidente russo Vladimir Putin ha affermato chiaramente: “Non dobbiamo schiaffeggiare i bambini e giustificarlo sulla base di alcune vecchie tradizioni (…)”. Eppure è lui il mostro che promuoverebbe la violenza domestica. In realtà la proposta di revisione della legge che chiede maggiore lassismo circa le punizioni corporali in famiglia non arriva da Putin ma da un gruppo di genitori spalleggiati dalla Chiesa Cristiano-Ortodossa.

In pratica la Duma di Stato, cioè il parlamento russo, aveva votato una legge durissima contro le violenze domestiche: chi in famiglia alzava le mani veniva severamente punito con l’incarcerazione fino a due anni. Il problema è che le pene previste erano superiori a quelle inflitte a chi avrebbe commesso lo stesso reato fuori casa. In alcuni casi un genitore che sgridava suo figlio con uno schiaffo veniva arrestato senza troppi complimenti. Mentre se il bambino veniva schiaffeggiato dal vicino di casa, quest’ultimo se la cavava in pratica solo con una multa.

E’ quindi stato approvato un emendamento – promosso fra l’altro da una deputata donna – che equipara le pene: il marito che picchia sua moglie o il padre che tira una sberla al figlio subirà ora la stessa condanna di chi dà un pugno per strada alla moglie di un altro. Lo stesso varrà per chi maltratta un bambino. La legge russa dice ora che chi picchia una persona per la prima volta senza provocare lesioni dovrà pagare una multa di 30mila rubli e prestare un lavoro forzato di “pubblica utilità” per sei mesi. In caso di recidiva la multa sale a 40mila rubli e oltre ai lavori forzati va preso in considerazione l’arresto per tre mesi. Qualora invece il maltrattamento comporti lesioni alla vittima, il colpevole sarà condannato penalmente. Si può essere d’accordo o meno con questa riforma, certamente però non si tratta di “depenalizzare” alcunché!

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