A Bologna durante una manifestazione lâAnpi modifica lâInno dâItalia per favorire lâintegrazione, il Coisp insorge: âIniziativa goffa che promuove lâignoranza giocando sul solito subdolo equivoco, ma per rispettare gli altri non si deve cambiare se stessiâ
âVestiamo la divisa e viviamo lâintera nostra esistenza votati a quella Bandiera che abbiamo giurato di difendere ed onorare. LâInno dâItalia è la âcolonna sonoraâ ed al tempo stesso la poesia della nostra vita, ma non è certamente il solo fatto di indossare lâuniforme che ce lo fa amare cosĂŹ tanto o che ci fa ancora commuovere dinnanzi al Tricolore. Il fatto è che quellâInno rappresenta tutti noi, Appartenenti alle Forze dellâOrdine o meno. Rappresenta tutti gli italiani, racchiude la nostra storia, la nostra identitĂ , la nostra tradizione, il simbolo di un popolo che ha la sua cultura, i suoi valori, un suo volto.
Ebbene, non ci è dato comprendere perchĂŠ qualcuno voglia convincerci che il nostro volto debba essere sfregiato o modificato in qualsiasi maniera. A quel volto non serve una plastica nemmeno per adeguarlo alle mode del momento. Siamo fieri della nostra identitĂ e non possiamo sopportare che ci si spacci per âprogressoâ, per âmodernitĂ â o per âspirito di tolleranzaâ il subdolo tentativo di manipolare il nostro essere italiani. Qualcuno gioca ancora su un equivoco davvero becero, che indulge piuttosto verso lâignoranza. Lâignoranza dei valori che contraddistinguono lâItalia fra i quali certamente rientrano la generositĂ e la straordinaria umanitĂ , come tutti gli Appartenenti alle Forze dellâOrdine, peraltro, dimostrano ogni giorno. Per rispettare gli altri e per professare accoglienza e solidarietĂ non bisogna cambiare se stessi o rinunciare alla propria identitĂ â.
CosĂŹ Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, a proposito della notizia che a Bologna, durante una commemorazione presso alcune scuole tecnico-professionali, lâAnpi ha âritoccatoâ lâInno dâItalia. Il testo scritto da Goffredo Mameli che recita âfratelli dâItaliaâ è stato infatti mutato in âfratelli in Italiaâ, per esprimere solidarietĂ ed accoglienza agli immigrati.
âQuesta notizia, apparentemente marginale, ci lascia abbastanza sconcertati – conclude Maccari -. Proprio dai partigiani ci aspetteremmo piuttosto esaltassero lâInno dâItalia, che spiegassero e promuovessero la nostra storia e la nostra cultura, le nostre istituzioni, le nostre tradizioni, perchĂŠ i nostri giovani capiscano da dove vengono, perchĂŠ godano appieno del loro diritto allâidentitĂ e perchĂŠ imparino ad avere rispetto prima di tutto di chi li ha preceduti, poi per se stessi e quindi, conseguentemente, per gli altri. Siamo convinti che sia questo il vero modo di fare cultura del rispettoâ.
COMUNICATO STAMPA COISP

