Dalla lira di Nerone ai bonghi antirazzisti

di ERNESTO MICETICH

Ormai possiamo tristemente renderci conto, meditando angosciosamente su quei sassolini di notizie impietosamente portati alla nostra conoscenza dal fiume della cronaca quotidiana, come la nostra amata nazione, da preclaro giardino di eccelsa bellezza si stia trasformando, in mano a una mandria di idioti umanitari, in una desertica sterpaglia di barbarie.

nerone

Non é difficile infatti comprendere come queste pozze di mentecatta oicofobia che offendono la dignitá e il prestigio della nostra Patria in fondo non sono altro che cervellumi spappolati da un lavaggio cerebrale perpetrato da un sistema nemico dei propri popoli che osa governare e del quale abbiamo un’ottima testimonianza nell’analisi di Pascal Bruckner “Il singhiozzo dell’uomo bianco” nel quale é riassunta con coraggio la sua esiziale strategia d’azione al servizio della plutocratica cosca mondialista che, per disgrazia dell’eccelsa civiltá europea, regge il timone del nostro percorso storico trascinandoci verso un futuro di arenosa barbarie e probabilmente di feroci conflitti all’ultimo sangue saggiamente preconizzati da Enoch Powell nel suo forse piú celebre discorso chiamato con un titolo virgilianamente apocalittico di “Discorso dei fiumi di sangue” e scatenati da quei generosi italiani che ancora amano la Patria e resistono lodevolmente alle fumisterie narcotiche della propaganda genocida, sopportando con silenziosa rabbia l’orrida invasione in corso.

Ebbene, ci dice l’autore francese, proveniente quindi da una nazione che la criminale politica di ripopolamento con orde innumerevoli di stranieri ha drammaticamente devastato ancor piú che la nostra Italia, che “Nascere dopo la seconda guerra mondiale, significava acquisire la certezza di appartenere alla feccia dell’umanità, a un ambiente esecrabile che, da secoli, in nome di una pretesa avventura spirituale, opprime la quasi totalità del globo. Un continente che non finiva mai di parlare dell’uomo mentre lo massacrava in tutti gli angoli del pianeta, un continente basato sul saccheggio e sulla negazione della vita, meritava soltanto d’essere a sua volta calpestato. Il mondo intero accusa l’Occidente, e molti occidentali partecipano a questa campagna: la nostra responsabilità viene affermata con indignazione, con disprezzo. Nessun discorso sul Terzo Mondo può concludersi o cominciare senza che riecheggi questo Leitmotiv: l’uomo bianco è malvagio“.

E questo imbecille masochismo suicida inculcato a tutti noi da una cultura di massa plasmata con rigore scientifico anzi, ricordando il nipotino malefico di Freud, ingegneristico (e infatti é sufficiente estrarre dalla galassia dei nomi di coloro che hanno dedicato le loro vite a manipolare il “gregge disorientato” almeno quelli di Lippmann, Bernays o ricordare l’istituto Tavistock per capire come in fondo tutti questi fervorosi paladini dell’intrusione allogena non sono che opache coscienze addormentate e ridotte ad agenti di disfacimento etnico dall’“ingegneria del consenso” al servizio della globalizzazione eurocida) per ispirare un cimiteriale “cupio dissolvi” nazionale e indurci ad applaudire con ebete entusiasmo l’annichilatrice irruzione nel nostro spazio vitale di una sempre piú invasiva e parassitaria presenza allogena, é riuscita purtroppo a generare una microbica fauna di babbei che si muovono nello scenario sociale come burattini mossi da insani principi antipatriottici.

Prendiamo ad esempio, ció che é recentemente accaduto nella gloriosa cittadina di Anzio, anch’essa purtroppo obbligata a vestire il cilicio della presenza di un gruppo di “profughi” africani. Ebbene, pochi giorni fa, come riporta RomaToday del 15 dicembre 2015 in un articolo di Mauro Cifelli “Anzio: migrante del Cara ferito da un colpo di fucile” qualcuno ha sparato contro alcuni di loro che intorno alle 18 stavano giocando a pallone (comoda la vita mentre si mangia a sbafo del Pantalone italico) ferendone uno “Ad essere ferito alla testa, seppur con un colpo di striscio, un 25enne del Gambia, poi soccorso dall’ambulanza del 118 e medicato, non in condizioni gravi, all’ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno.” ma, fate ben attenzione, l’identitá dell’aggressore é ancora ignota poiché… “A rendere difficili le indagini la strada dal quale sono stati esplosi i colpi, via dell’Armellino è infatti un’arteria ad alta densità di traffico e le vetture in transito sono centinaia ad ogni ora del giorno e della notte. Ignoti al momento gli autori e i motivi del gesto” e, come potete leggere, sono ovviamente sconosciute anche le ragioni che hanno indotto alcune persone a rischiare dei gravi problemi con la legge… “Ignoti al momento gli autori e i motivi del gesto“. Pertanto, essendo ancora i motivi del gesto oscuri, ci si aspetterebbe la discreta compostezza di una tacita e intelligente prudenza, almeno mentre le fiaccole delle indagini si addentrano nel mistero di questo episodio che poi tutto sommato, rispetto a ben altre notizie di cronaca delle quali questi “migranti del mare” sono protagonisti non é che spicciola microcriminalitá di poca importanza. E invece no! Poiché il camelot antirazzista non poteva evidentemente contenere l’ardore della sua bislacca indignazione (ma tutto é tranquillo quando le vittime sono italiane) ha iniziato immediatamente ad ammorbare la vita sociale con le solite uggiose litanie di piagnucolosa solidarietá ai “poveretti dalla pelle nera” arrivando fino al punto di sfogare il suo sdegnoso fervore buonista con il fastidioso turbamento della placidezza domenicale attraverso una manifestazione a favore dei “mantenuti del mare”, durante la quale la bellezza della piazza é stata pure macchiata da un’esibizione di folclore africano, compatibile con la millenaria identitá della terra di Anzio quanto una palma nell’Antartide.

 

Grande festa al sit-in antirazzista

Posted by Atletico Pop United on Domenica 20 dicembre 2015

 

E a questa frettolosa bailamme antirazzista che mi ricorda tanto il titolo di una commedia di Shakespeare “Molto rumore per nulla” non poteva mancare ovviamente il sindaco che avventatamente sul proprio profilo di facebook ha scagliato il dardo di una dichiarazione che considero molto grave “Esprimo la solidarietà della Città di Anzio al ragazzo africano che ha soltanto la colpa di avere un diverso colore della pelle”. “Non ci devono essere alibi per un atto criminale vergognoso, compiuto da delinquenti, come quello di sparare contro un’altra persona che ha la colpa di avere un diverso colore della pelle. Esprimo la solidarietà della Città di Anzio al ragazzo coinvolto ed agli immigrati, ubicati ad Anzio dalla Prefettura di Roma, che rispettano le regole del vivere civile e le leggi dello Stato Italiano” perché mi spinge a chiedere come mai, se non si conosce nemmeno l’identitá degli aggressori, é cosí sicuro (come anche tutti gli altri) che sia stato causato da un sentimento di avversione razzista! Sa forse qualcosa piú di noi? O forse ha solo usato la tastiera a vanvera? “Ma devono darsi una regolata anche i fanatici dell’antirazzismo verbale e verboso, quelli che titolano su quattro colonne la notizia di una rissa se il negro é vittima, su una colonna se é colpevole” scriveva Cesare Marchi (“Quando l’Italia ci fa arrabbiare”) ovvero uno scrittore che ammiro molto e che purtroppo é morto nel 1992, molto prima che questa disgrazia immigratoria alla quale almeno in quel momento era comunque favorevole, divenisse la piaga bíblica che é oggi. E mi ricordo di lui perché solo due mesi prima un “profugo” era stato pugnalato con delle forbici e badate bene, per futili motivi, da un suo connazionale e compagno di dolce vita sempre a sbafo degli italiani (anche quando sono soldi europei, che non cadono dal cielo ma vengono sempre dalle tasche dei tartassati lavoratori italiani visto che siamo uno dei massimi contribuenti della maledetta Unione Europea) “Momenti di tensione finiti con un accoltellamento. È accaduto questo pomeriggio ad Anzio, in via Portofino, nel centro di solidarietà dell’hotel Succi, dove sono ospitati un centinaio di profughi. All’origine dell’accoltellamento una banale lite per futili motivi, degenerata prima in spintoni e poi in qualcosa di più pesante: nel corso della discussione un uomo originario del Mali ha preso un paio di forbici e con queste ha colpito alla gamba un suo connazionale” Il Corriere della Cittá 2 ottobre 2015) ma “stranamente” su questo episodio si depositó una soffice coltre di ovattante silenzio. Non solo a nessuno, giudicando da quello che trovo in rete, importó molto dell’africano ferito (forse é grave solo se a ferirli sono degli italiani contro i quali possono sfogare la rissosa faziositá delle loro meschinitá partitiche imbigite di malate esaltazioni antirazziste?) ma non si aprí neppure un dibattito pubblico per cercare di capire se questi estranei con i quali, per colpa di alcuni, siamo ormai tutti costretti a convivere, siano effettivamente delle persone per bene o no.

Una persona che per banali motivi ne accoltella un’altra non sará per caso un pericolo per i cittadini anziati? A chi avete aperto la porta di casa nostra?

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