Ozzano, la 21enne stuprata da un marocchino: “no al razzismo”

stupro

“Hanno strumentalizzato il mio stupro per farne l’ennesima questione di razzismo. Devono smetterla di dirci di stare attente all’extracomunitario brutto e cattivo nell’ombra”

di Zoe Pederzini per www.quotidiano.net – “Ho pensato che sarebbe tornato indietro per ammazzarmi. Sapeva che avevo chiamato aiuto, mi aveva visto al telefono mentre si allontanava dopo avermi stuprato”. È passato quasi un mese da quel 10 giugno scorso e la 21enne Giovanna (nome di fantasia, ndr) vuole parlare e lo vuole fare con la stessa fermezza, la stessa maturità e lo stesso coraggio con cui ha raccontato, subito dopo il fatto, di come un marocchino di 24 anni l’ha stuprata, senza pietà, in un tardo pomeriggio, nelle vicinanze della stazione di Ozzano. È stata la sua lucida freddezza a permettere alle forze dell’ordine di arrestare il bruto.

Giovanna, come sta?

“Vivo la mia vita cercando di far sì che quanto accaduto non abbia il potere di cambiarmi. Mi sento subito di ringraziare l’ospedale Maggiore: è una struttura che mi ha seguito con un’èquipe fantastica e che mette a disposizione un supporto psicologico gratuito ad hoc. Mi sono sentita capita, accolta, protetta e curata e sono davvero grata per questo. Certo, non è tutto facile, ma devo dire la verità: non vivo la mia vita con più paura ora che sono una vittima, vivo la mia vita con la stessa paura con cui giravo per strada da sola prima, ma non per questo ho smesso di farlo nè smetterò ora. Ho cercato di reagire per far sì, però, che non succedesse a qualcun altro quello che è avvenuto a me”.

È stato grazie a lei che sono risaliti allo stupratore.

“Sì, mi hanno detto che ho avuto una lucidità anomala dopo l’accaduto. Mi sono sentita di dover fare in modo che quello che mi stava succedendo non fosse solo una tragedia fine a se stessa. Sono rimasta concentrata sempre. L’ho fissato dritto in faccia, ho cercato di memorizzare ogni dettaglio di lui, del suo abbigliamento, della sua bicicletta, del suo zaino. Lo incrociavo sempre quando percorrevo quella pedonale su via Marconi, ma non ci siamo mai neanche rivolti la parola”.

L’uomo, ora in cella, ha negato ogni responsabilità e ha parlato di uno scambio di persona.

“Lo riconoscerei tra mille persone e l’ho riconosciuto subito, tra le foto, quando è stato il momento del riconoscimento e lo hanno confermato anche le telecamere. Se c’è una cosa che non potrò mai dimenticare è il suo viso, la sua corporatura, lui. Sono stata sollevata quando ho saputo, grazie ai giornali, che era stato arrestato: era uno in meno là fuori. Ci tengo, però, a fare una riflessione”.

Prego, dica pure.

“Lui è in carcere e non potrà fare quello che ha fatto a me ad altre. Ma quanti altri là fuori ce ne sono? È il sistema che va cambiato: è ora di smetterla di dire ‘sesso senza consenso’. Cosa significa? O è sesso o è stupro. Sono rimasta amareggiata da come alcuni politici di opposizione, a Bologna, abbiano strumentalizzato il mio stupro per farne l’ennesima mera questione di razzismo. Devono smetterla di dirci di stare attente all’extracomunitario brutto e cattivo nell’ombra. È la mentalità dell’uomo che deve cambiare, indipendentemente dal colore della pelle”.

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