Accademici inglesi: Il ”politically correct” uccide la libertà di parola

L’eccesso di ‘correttezza politica’ sta di fatto “uccidendo la libertà di parola” all’interno delle università britanniche.

censura

A dirlo non è un gruppo di inguaribili conservatori ancorati al passato, poco attenti alla necessità di rispettare idee e sensibilità altrui, ma una stimata pattuglia di accademici. A un’intera generazione di studenti, denunciano, viene negata “la sfida intellettuale di dibattere punti di vista contrastanti”, perché l'”autocensura” sta trasformando gli atenei in spazi “sterilizzati”.

Il gruppo di accademici, guidati da Frank Furedi, docente di Sociologia all’Università di Canterbury, hanno lanciato la loro polemica attraverso le pagine del Telegraph. La tempistica della loro uscita pubblica non è casuale. Proprio in questi giorni, l’Oriel College dell’Università di Oxford sta valutando la rimozione della statua di Cecil Rhodes, ex alunno e benefattore del college, a causa del suo ruolo imprenditoriale e politico nell’Africa coloniale e per essere stato l’ispiratore della politica di apartheid in Sudafrica.

Per l’ironia della sorte, l’ex studente dell’Oriel College che ha lanciato la campagna per la rimozione della statua di Rhodes, il sudafricano Ntokozo Qwabe, ha potuto studiare ad Oxford grazie a una borsa di studio finanziata dalla fondazione Rhodes.

La statua di Rhodes, che troneggia su un edificio costruito con i fondi da lui donati, secondo l’Oriel College stride con i valori di una moderna università. Non è dello stesso avviso Historic England, organismo governativo incaricato di preservare il patrimonio culturale, che considera la statua di interesse storico. La vicenda, denunciano gli accademici, si inserisce in una “lunga e crescente” lista di persone e oggetti, comprese alcune canzoni pop, il tabloid Sun e perfino i sombreri, rimossi dai campus britannici in omaggio al ‘politicamente corretto’.

La spiegazione di questa situazione, a volte paradossale, va ricercata nell’evoluzione del sistema universitario, che ormai considera sempre più gli studenti, che per accedere ai corsi pagano rette consistenti, come ‘clienti’. Nessuno ateneo, denunciano gli accademici, osa più contrastare la “piccola minoranza rumorosa” costituita da alcune associazioni studentesche, impegnate in una continua opera di “censura”.

Per il gruppo guidato dal professor Furedi, è invece importante opporsi a questa deriva “perché una cultura che restringe il libero scambio delle idee incoraggia l’auto censura e lascia le persone timorose di esprimere le proprie opinioni nel caso queste possano essere male interpretate. Questo -sottolineano- rischia di distruggere il tessuto stesso della democrazia”.

Per l’ironia della sorte, l’ex studente dell’Oriel College che ha lanciato la campagna per la rimozione della statua di Rhodes, il sudafricano Ntokozo Qwabe, ha potuto studiare ad Oxford grazie a una borsa di studio finanziata dalla fondazione Rhodes. ADNKRONOS

 


 

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