QE Bce: quello che il “diversamente” banchiere Mario avrebbe dovuto fare per l’economia reale

Commento al QE Bce: quello che invece il “diversamente” banchiere Mario avrebbe dovuto fare per l’economia reale. Il commento post-QE da 60 mld al mese fino al settembre 2016.

draghi

A cura di Stefano Fugazzi (ABC Economics)

Alla fine Mario ha fatto di testa sua. Il “diversamente” (perdonatemi il bagnaismo, nda) banchiere centrale ha giocato nuovamente la carta dell’anticonformismo, allestendo una campagna di QE atipica fatta (evidentemente) di compromessi per non scontentare i colleghi tedeschi. Ma come spesso accade quando si scende a compromessi, si finisce per non accontentare alcuno.

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È dal maggio del 2012 che sostengo che la Bce dovrebbe pensare a un QE più tradizionale con l’obiettivo di passare la liquidità dal circuito bancario all’economia reale. Come? Ponendo dei vincoli.

Tra le varie proposte “salva PMI” da attuare in sede europea da me elaborate e/o illustrate nel mio ultimo saggio “A.B.C. Italia” vi è quella relativa a un QE a favore delle Piccole e Medie Imprese e, più in generale, dell’economia reale.

LA PROPOSTA FUGAZZI DEL MAGGIO 2012

Nel maggio 2012 sulle pagine di Investire Oggi, un portale di approfondimento economico, illustrai sommariamente una mia proposta in base alla quale la BCE avrebbe prestato liquidità agli istituti di credito dell’Eurozona ponendo una condizione vincolante: ogni euro ricevuto da Francoforte attraverso un ipotetico QE «salva economia reale» dovrebbe essere impiegato per aprire linee di credito a lungo termine (a 5 e a 10 anni) a favore delle PMI a tassi d’interesse pari o prossimi al costo del denaro.

IL PIANO SAMORÌ, UNA INTELLIGENTE EVOLUZIONE DELLA PROPOSTA FUGAZZI

Questa proposta è stata successivamente ripresa e migliorata da Gianpiero Samorì dei Moderati in Rivoluzione, il MIR, nell’estate 2013 sotto forma di progetto di legge di iniziativa popolare; proposta, quella di Samorì, che richiede agli istituti di credito di concedere affidamenti a favore di famiglie e imprese per un importo complessivo pari ad almeno il 50 per cento di quanto ricevuto dalla Banca centrale europea.

L’aspetto interessante del provvedimento di Samorì consiste nell’introduzione di una penale pecuniaria per quegli istituti di credito che vengono meno a questo obbligo; penale da destinare a un fondo denominato “Salva Casa” avente come obiettivo quello di venire incontro alle necessità di quei privati con rate di mutuo scadute e non pagate, e relative ad immobili per cui è pendente una procedura di espropriazione.

Stefano Fugazzi

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