Corea del Nord, saltati i collegamenti a internet. Ritorsione USA? E per cosa?

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23 DIC – I collegamenti internet in Corea del Nord, normalmente limitati, sembrano in queste ore saltati del tutto. L’accesso al web, per i pochi nordcoreani a cui e’ consentito, e’ adesso impossibile, scrivono i media americani.
Secondo alcuni esperti potrebbe trattarsi d’una rappresaglia Usa dopo l’attacco di hacker contro la Sony Pictures di cui l’Fbi ha attribuito la responsabilità a Pyongyang (che nega). “Mai viste prima un’instabilità e interruzioni del genere”, commenta un analista all’Abc.

La Corea del Nord ha proposto un’inchiesta congiunta agli Usa sull’attacco hacker contro la Sony Pictures, che ha bloccato l’uscita nelle sale del film The Interview, commedia satirica sul suo leader Kim Jong-un. Lo ha reso noto l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. “Possiamo provare di non aver nulla a che fare con il cyber-attack contro la Sony“, sostiene l’agenzia, voce ufficiale del regime.
Pyongyang avverte inoltre che ci saranno “gravi conseguenze” se gli Usa non aderiranno alla proposta di un’inchiesta congiunta e “continueranno ad accusarci”.

L’amministrazione Obama ha cercato l’aiuto della Cina nei giorni scorsi per bloccare la capacita’ della Corea del Nord di lanciare cyber attacchi. Lo riferisce il New York Times. E’ un passo verso la “risposta proporzionata” che Obama ha annunciato dopo l’attacco alla Sony, riferiscono funzionari Usa. Ma Pechino, che ha legami di collaborazione con Pyongyang sul fronte digitale, non ha risposto.

Come scrive Wired

[…] La rete di computer usata per condurre il Sony Hack, sostiene un documento ottenuto da Ap, comprenderebbe poi macchine infette distribuite tra New York, Polonia, Bolivia, Thailandia, Singapore, Cipro e Italia (l’Ip del computer italiano è dell’area di Palermo).

I dubbi degli esperti
Malgrado l’uscita dell’Fbi, l’attribuzione alla Nord Corea continua a raccogliere lo scetticismo di molti esperti di sicurezza informatica. Marc Rogers, tra gli organizzatori del Defcon, smonta passo passo gli indizi dell’Fbi, spiegando per esempio che i computer infetti individuati come infrastruttura siano stati già usati per la diffusione di malware o spam. Sarebbero insomma un porto franco per cybercriminali, più che un’impronta digitale degli hacker nordcoreani. Scettico anche un altro specialista noto come Dr.Krypt3ia. Ma anche Rob Graham e altri.

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