Video – Iraq, Obama ‘giustifica’ l’escalation jihadista: colpa del presidente al Maliki

 

obama14 giugno – Niente truppe, ma in qualche modo aiuteremo. Gli Stati Uniti temono, da un lato, l’escalation jihadista in Iraq, ma dall’altro non vogliono trovarsi coinvolti in un fronte che ha smesso di essere di guerra per Washington meno di tre anni fa.

Non è escluso, invece, l’uso di droni, per bombardare le postazioni dei jihadisti che marciano verso Baghdad.

Unità di intenti, ma differente reazione da parte dell’Iran. Il presidente Hassan Rohani ha detto, in una telefonata a quello iracheno Nouri al Maliki, che “combatteremmo il terrorismo dei fanatici sunniti”: Teheran ha deciso di inviare in Iraq tre battaglioni di pasdaran.

“Qualunque azione – ha detto il presidente Barack Obama – dovessimo intraprendere per aiutare le forze di sicurezza irachene dev’essere accompagnata da un serio e sincero sforzo dei leader iracheni di accantonare le differenze confessionali, promuovere la stabilità e tenere in conto gli interessi legittimi di tutte le comunità irachene”.

Gli americani hanno lasciato il territorio iracheno a dicembre 2011, dopo nove anni di campagna militare, oltre 4.500 soldati statunitensi e 100.000 civili iracheni morti. Una ferita profonda, dopo la rapida, illusoria vittoria su Saddam Hussein.

Oggi la necessità di un intervento non può tramutarsi in un completo appoggio al governo.

“Penso – ha affermato a euronews Sandy Berger, consigliere per la sicurezza nazionale tra il 1997 e il 2001 – che dobbiamo concedere un appoggio come parte di un pacchetto più ampio non deve essere visto semplicemente come un aiuto a Maliki. Perché Maliki ha causato molti di questi problemi. Ha governato sostanzialmente in modo molto settario, è stato molto duro con i sunniti, ha esercitato il suo potere arbitrariamente”.

A Washington non tira, però, quell’aria interventista che in molte altre occasioni spirava dalla Casa Bianca.

“La nuova dottrina Obama – spiega il corrispondente di euronews a Washington, Stefan Grobe – prevede meno coinvolgimento degli Stati Uniti nel Medio Oriente e in ogni altra parte del mondo. È ciò che ha sottolineato ancora una volta. Malgrado qualche forma di sostegno da parte americana, è il governo iracheno che se ne deve occupare”. euronews

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