Turchia: cacciato vice capo della polizia. Erdogan “preoccupa” l’Ue

gulen

9 gen. – Martedi’ il governo turco aveva decapitato i vertici della polizia nella capitale, rimuovendo dal loro incarico 350 ufficiali e da dicembre scorso sono 700 quelli trasferiti o demansionati). L’epurazione rientra in una rappresaglia del premier per l’inchiesta per corruzione che ha gia’ portato alle dimissioni di tre ministri. Ottanta degli ufficiali destituiti erano a capo di dipartimenti responsabili della lotta contro i reati finanziari, il contrabbando e la criminalita’ organizzata nella capitale.

L’esecutivo ritiene che l’inchiesta sugli appalti pubblici avviata a meta’ dicembre sia manovrata dai sostenitori del rivale islamista di Erdogan, Fethullah Gulen, in esilio volontario negli Usa, che gode di appoggi nella polizia e nella magistratura. I poliziotti sono stati licenziati o riassegnati ad altri incarichi nel Paese. L’inchiesta era emersa il 17 dicembre scorso e ha gia’ portato all’arresto di alcuni imprenditori vicini al governo oltreche’ di tre figli di altrettanti ministri, che hanno poi dovuto lasciare l’incarico.

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Nonostante la purga, ieri gli arresti erano continuati e avevano avuto nel mirino funzionari della compagnia ferroviaria pubblica e delle autorita’ portuali e un progetto al quale Erdogan tiene molto: il tunnel sotto il Bosforo che dovrebbe collegare la parte europea della Turchia a quella asiatica. Magistrati e polizia, secondo i quotidiani locali, indagano anche su aspetti opachi del commercio di oro con l’Iran.

L’organismo che sovraintende alle nomine di giudici e magistrati (una sorta di Consiglio superiore della magistratura) ha avviato un’indagine sulla designazione a nuovo capo della polizia di Selami Altinok, funzionario senza curriculum adeguato, voluto in quel posto da Erdogan, ma per tutta risposta il premier ha ingaggiato una sfida il cui obiettivo e la guida dell’organismo: un disegno di legge del Partito Giustizia prevede che a capo della struttura vada un sottosegretario del ministero della Giustizia. “Niente deve restare priv di una supervisione”, disse Erdogan durante un comiuzione il 29 dicembre scorso, “in questo paese il primo ministro e’ vigilato, i ministri anche e cosi’ i membri del parlamento. Perche’ cio’ non deve valere per questi signori? E’ cosi’ che deve funzionare”.
Tutto cio’ non poteva non suscitare le perplessita’ dell’Ue, che proprio di recente aveva riannodato il negoziato di adesione con Ankara. La Commissione europea e’ intervenuta chiedendo alla Turchia di “impegnarsi a rispettare i criteri di adesione all’Ue, incluso il rispetto dello stato di diritto”.
Bruxelles, ha riferito un portavoce dell’Esecutivo europeo, Olivier Baill, ha invitato l’esecutivo turco ad agire “in modo imparziale”. (AGI) .

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