Crisi, Confcommercio: consumi giù del 2%, nessuna ripresa

crollo-iva9 genn – A novembre ancora nessun segnale di ripresa per i consumi. L’indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc), a novembre, ha registrato una diminuzione del 2% in termini tendenziali ed un calo dello 0,1% rispetto ad ottobre. La media mobile a tre mesi, corretta dai fattori stagionali, segnala un moderato arretramento.

“Questo andamento riflette il permanere, all’interno del nostro sistema, di segnali contrastanti che, pur lasciando intravedere un possibile miglioramento nel 2014, sono ancora molto deboli ed insufficienti a produrre effetti positivi sull’occupazione e sul reddito”, ha spiegato Confcommercio.

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Per effetto del calo del potere di acquisto più di due italiani su tre (68%) hanno ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento e oltre la meta (53%) ha detto addio a viaggi e vacanze e ai beni tecnologici (52) e molto altro ancora. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè dalla quale si evidenzia che il calo del potere di acquisto rilevato dall’Istat ha provocato una spending review degli italiani durante l’anno.

La situazione economica generale del Paese, sottolinea la Coldiretti, si riflette sul potere di acquisto delle famiglie e quindi sull’andamento dei consumi. La crisi infatti ha provocato una profonda spending review dei bilanci familiari che ha colpito tutti le voci di spesa come la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti nel tempo libero, dei quali ha fatto a meno ben il 49%. Il 42% degli italiani ha rinunciato alla ristrutturazione della casa, il 40% all’auto o alla moto nuova e il 37% agli arredamenti.

Significativo è anche l’addio alle attività culturali del 35% degli italiani in un Paese che deve trovare via alternative per uscire dalla crisi, ma anche quello alle attività sportive (29%) destinato ad avere un impatto sulla salute. E per il 2014, conclude la Coldiretti, pesa il fatto che appena il 14% delle famiglie italiane pensa che la propria situazione economica migliorerà, mentre per il 35% è destinata a peggiorare anche se una maggioranza del 51% ritiene che non cambi.

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