Banche: arriva anche in Italia la finanza islamica

Al-BarakaBanking12 DIC – ”Bisogna autorizzare la presenza di una banca islamica in Italia” e per far questo serve ”la volontà politica”. A lanciare l’appello è Hatem Abou Said, rappresentante di Abg Al-Baraka Banking, che si rivolge in primis al legislatore ma anche all’Abi, in occasione di un convegno della Fondazione Istud.

”All’inizio del 2013 – sottolinea Said – abbiamo proposto all’associazione bancaria italiana di creare un comitato di controllo insieme ai ministeri dell’Economia e degli Affari Esteri e ad una rappresentanza del mondo bancario arabo per esaminare le leggi italiane che hanno bisogno di essere modificate affinché venga autorizzata la finanza islamica”. In Italia ancora ”non esiste una banca islamica”, aggiunge il banchiere ed economista, sottolineando che ”la presenza della finanza islamica operativamente sulla piazza italiana consentirebbe di aiutare molto le piccole e medie imprese, ma anche quelle grandi”.

L’attività finanziaria islamica è caratterizzata da ”regole etiche ed è basata sul divieto della speculazione” sottolinea Said, spiegando che per questo motivo ”non ha sofferto negatività dalla durevole crisi economica internazionale”. Ad oggi la finanza islamica è presente in ”oltre 75 paesi, con attività che crescono annualmente tra il 20-30 per cento e si stima che da qui al 2020 il totale dell’attivo raggiungerà i 6.500 miliardi di dollari”. Già alla fine dello scorso anno ”l’attivo delle banche commerciali islamiche, escluse quelle di investimento, ha raggiunto 1.500 miliardi di dollari”. In Europa, osserva Said, ”alcuni dei principali mercati hanno superato di gran lunga l’Italia” sulla presenza della finanza islamica, in particolare i paesi dell’Europa del nord, i quali hanno adottato ”la cosiddetta ‘Finestra bancaria islamica’ conformandosi alle prescrizioni della Sharia’a, oppure hanno adottato affiliate bancarie islamiche particolarmente nei paesi del Golfo. (ANSAmed).

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