Algeria: la casa è bene primario, 60 mld di dollari per alloggi popolari

case15 OTT – Sessanta miliardi di dollari, una montagna di denaro certamente superiore al Prodotto interno loro di gran parte dei Paesi del mondo e non solo di quelli più poveri. E’ questo l’ammontare della scommessa che l’Algeria ha lanciato per risolvere, entro il 2014, il suo problema più importante, insieme alla disoccupazione giovanile ed anche al terrorismo, che cova sempre nelle regioni più inquiete.

Un impegno economico enorme che ha attirato il naturale interesse dei giganti delle costruzioni, a cominciare dagli onnipresenti cinesi, che però, in tempi recenti, hanno meritato delle giustificate rampogne da parte delle autorità per il dilatarsi dei tempi di consegna.

La casa viene considerata anche in Algeria un bene primario, anzi ”il bene primario” per eccellenza perchè è intorno ad essa che si costruiscono i nuovi nuclei familiari o magari si incrementano quelli esistenti, quando, per via dei matrimoni dei figli, essi si allargano dovendo pur dare un tetto alle nuove coppie.

Un bene che, quando non c’è, scatena la rabbia della gente, soprattutto quando si vede esclusa dalle chilometriche liste di assegnatari, immancabilmente contestate – spessissimo cedendo alla violenza – da chi non vi legge il proprio nome ed addebita questa situazione a magagne, trucchi, bassezze, corruzione. Ora l’Algeria – Paese peraltro in cui la gente s’è ormai abituata ad una certa politica degli annunci – ha fissato per la fine del 2014 una importantissima scadenza, entro la quale completare il piano quinquennale da due milioni e 600 mila alloggi di edilizia popolare.

Abdelmadjid Tebboune, ministro dell’Habitat (entro le cui competenze ricadono tutte le politiche per la casa) ha tracciato l’ambiziosa road map, a cominciare da un piano intensivo di costruzioni per le zone rurali – oggi certamente le più penalizzate – dove sorgeranno 900 mila case popolari, l’80 per cento delle quali è già in fase di realizzazione.

Tebboune, intervistato dal sito Tsa, si è dilungato sulle varie formule di attribuzione degli alloggi, articolate a seconda delle localizzazioni, della metratura, dei redditi degli inquilini assegnatari e, quindi, della tempistica per il riscatto, trattandosi tutte abitazioni che sono costruite dallo Stato e dai suoi soldi, ma che vengono conferite a chi, almeno sulla carta, in un lasso più o meno lungo di tempo, le potrà acquistare.

La formula che viene privilegiata dagli acquirenti è quella dell’acquisto-affitto, che consente agli assegnatari di pagare mensilmente una quota molto contenuta e, alla scadenza del contratto, di comprare la casa, sottraendo dal prezzo le mensilità. Davanti ad un piano di queste dimensioni, il numero di chi ha chiesto di entrare nelle liste degli assegnatari è stato enorme, oltre un milione e seicentomila. Ma, in cinque mesi, le commissioni comunali incaricate dell’esame della fondatezza delle domande ne ha scartate 130 mila. (ANSAmed).

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