22 GIU – Dal disastro della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico alle sabbie bituminose che in Canada minacciano la salute dei di nativi nord americani; dalla montagna di piombo del nord dell’Argentina a Chernobyl e Fukushima. E’ stata definita “la sporca dozzina” ed e’ la lista delle 12 storie esemplari scelte dalla Fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation) per raccontare alcune delle piu’ gravi criticita’ ambientali che, in presenza di una legislazione internazionale piu’ efficace, potevano essere evitate o per le quali si sarebbe potuto risarcire in modo adeguato il danno provocato.
I dodici ‘hotspot dell’ecocidio’ sono stati presentati oggi a Venezia nel corso del convegno internazionale “Ambiente e salute: verso una giustizia globale” alla presenza, tra gli altri, del presidente di Sejf Antonino Abrami, il Premio Nobel Adolfo Perez Esquivel, il ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, il vicepresidente del Tribunale internazionale dell’Aja Cuno Tarfusser e Gianni Tognoni, segretario generale del Tribunale Permanente dei Popoli, assieme a magistrati e giuristi provenienti da aree del mondo colpite da danni ambientali e sanitari che necessitano dell’intervento di una Corte di Giustizia Internazionale.
Partendo da casi emblematici come quelli presentati oggi, da alcuni anni la Fondazione Sejf sta portando avanti un complesso lavoro legislativo e diplomatico per raggiungere due fondamentali obiettivi: estendere le competenze della Corte Penale Internazionale dell’Aja ai piu’ gravi reati ambientali cosi’ da poterli giudicare quali crimini contro l’umanita’, e istituire il Tribunale Penale Europeo dell’Ambiente per rendere omogeneo il contrasto dei crimini e l’applicazione delle pene sul territorio europeo e, soprattutto, rendere possibile l’applicazione delle sanzioni.
”L’elenco degli hot spot non e’ che una tappa del percorso che vuole portare a redigere un vero e proprio Atlante dell’ecocidio su scala planetaria e soprattutto alla creazione di strumenti che intervengano laddove gli Stati nazionali sono conniventi con le ragioni degli inquinatori, perche’ troppo deboli o ricattabili – spiega Antonino Abrami, presidente di Sejf – Serve, insomma, un Tribunale internazionale contro i crimini ambientali e strumenti di governance ambientale che favoriscano, in primo luogo, chi non bara: le industrie della green economy e quelle che sono in viaggio verso una reale sostenibilita’ ecologica e sociale”.
La necessita’ di un diritto piu’ stringente rispetto ai crimini ambientali emerge anche nella dichiarazione finale dell’ultimo summit dell’Onu Rio+20, dove si legge che il ”diritto ambientale e’ essenziale per la tutela delle risorse naturali e degli ecosistemi e che il contenzioso in materia ambientale spesso trascende le giurisdizioni nazionali. Emerge percio’ l’esigenza di sistemi internazionali per il giudizio e la risoluzione delle controversie”.
La giornata di oggi, spiega Abrami, ”e’ propedeutica per una riforma che appare sempre piu’ urgente e che e’ ormai nella coscienza dei popoli, ancor prima che nelle scelte politiche delle Istituzioni”.
“Per risolvere la ‘questione ambiente’, che e’ al centro della politica della sostenibilita’, e’ necessario prima di tutto considerare l’aspetto della responsabilita’ di chi l’ambiente lo distrugge o lo danneggia. Un’emergenza – conclude – che si scontra con l’inadeguatezza dell’attuale sistema giurisdizionale. Nonostante gli importanti passi in avanti compiuti con la direttiva europea del 2008, serve uno scatto ulteriore per garantire a livello europeo un sistema sanzionatorio uniforme e a livello mondiale un riconoscimento del Disastro ambientale intenzionale come crimine contro l’umanita’ e, soprattutto, la possibilita’ dell’applicazione concreta della pena”.
La giornata organizzata da Sejf mette in luce anche le possibili soluzioni, soprattutto per la prevenzione dell’inquinamento. Nella seconda parte del convegno internazionale si parla infatti di ”Nuove tecnologie per l’ambiente, l’energia e lo sviluppo sostenibile”. In questa sessione viene presentato tra gli altri un progetto proposto dalla Finaxo Environment al Comune di Venezia e al Comune di Schio per la mobilita’ sostenibile (via terra e via mare), attraverso la produzione di aria compressa da rifiuti. La Fondazione Sejf, riconosciuta dal Governo italiano, nasce per difendere gli ecosistemi minacciati da forme sempre piu’ transazionali di inquinamento.