Mani pulite, ex ambasciatore: ci fu intreccio tra pm e Consolato americano

29 ago. (TMNews) – Nell’estate della polemica sulla trattativa Stato-mafia, mancava solo una torbida rilettura di Mani pulite. L’ha offerta La Stampa oggi, pubblicando un’intervista postuma all’ex ambasciatore Usa a Roma Reginald Bartholomew, morto domenica scorsa, nella quale il quotidiano torinese, riassumendo il pensiero del diplomatico, descrive un “legame troppo stretto fra il Consolato di Milano e Mani Pulite“.

Bartholomew accusa fra l’altro il pool dei magistrati milanesi che indagò su Tangentopoli di aver violato “sistematicamente i diritti di difesa degli imputati” Pane per i denti della politica italiana, che non disdegna la polemica storica: “Solo pochi mesi fa a Sky Tg 24 avevo avuto l’ardire di affermare qualcosa di simile. A quanto pare ero in buona compagnia”, ha commentato Enzo Carra, deputato Udc che all’epoca dell’inchiesta milanese su Tangentopoli finì in manette davanti alle telecamere suscitando una polemica sull’esposizione mediatica degli indagati.

L’allora pm Antonio Di Pietro ha liquidato così ai mocrofoni di Radio 24 le rivelazioni del defunto ambasciatore: “Queste cose dette da una persona che non c’è mi spingono a dire ‘pace all’anima sua’. Altrimenti l’avremmo chiamato immediatamente a rispondere delle sue affermazioni per dirci ‘chi, come, dove e quando'”.

“Io non ho mai incontrato questo Bartholemew, invece so – ha spiegato il leader dell’Idv – che gli Stati Uniti all’epoca furono molto collaborativi per quanto riguarda le rogatorie che noi effettuammo“. E proprio questa di Di Pietro è una possibile lettura minimalista delle parole del diplomatico, secondo il quale al Consolato Usa a Milano qualcosa “non quadrava”.

Ma la lettura di Bobo Craxi, ex parlamentare e figlio del leader socialista Bettino, è esattamente all’opposto: dall’intervista di Bartholomew “appare con tutta evidenza l’inquietante intreccio, nel 1992-’94, tra il pool dei magistrati milanesi e il Consolato generale dell’alleato americano.

La mano straniera che ha orientato il golpe mediatico-giudiziario non è un’invenzione, ma è rivelato dalle parole del diplomatico americano: c’è materia per storici e per politici. Se non vi fosse ‘anchìlosi’, bisognerebbe per lo meno – ha concluso Craxi – promuovere una commissione d’inchiesta: non verrà fatta neanche un’interrogazione parlamentare, in questa legislatura”.

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