Pd nel caos, polemiche su gay e primarie. Bersani: basta beghe

14 lug – Finale a sorpresa per l’assemblea del Pd, svolta a Roma. Tutto bene fino al voto sulla relazione del segretario Pier Luigi Bersani, approvata con cinque astenuti e uno contrario. Dopo, con la richiesta di voto su documenti e ordini del giorno sui matrimoni gay e sulle primarie e’ cominciato il caos. Una situazione che ha reso necessario l’intervento di un irritato Bersani.

Tutto parte dall’approvazione da parte dell’assemblea del documento elaborato dalla Commissione diritti presieduta da Rosi Bindi dal tema ”Per una nuova cultura dei diritti”.

Paola Concia, Ivan Scalfarotto e altri – favorevoli al matrimonio tra omosessuali – contestano il testo e chiedono che venga votato un loro ordine del giorno. Ma il voto, spiegano piu’ volte e in mezzo alla confusione la stessa Bindi e Marina Sereni (rispettivamente presidente e vicepresidente dell’assemblea) non e’ possibile perche’ tratta una materia gia’ votata ed approvata.

Analoga confusione sulle primarie con Gozi, Civati ed altri che chiedono vengano votati tre ordini del giorno su data delle primarie, regole per la consultazione e limite del mandato di parlamentare. Anche qui Sereni, con molta difficolta’ a farsi ascoltare tra le urla e le contestazioni dei delegati, spiega che i documenti non sono ammissibili perche’ trattano di un argomento su cui si e’ gia’ votato. Ma la confusione non accenna a diminuire. Prende allora la parola un visibilmente irritato Bersani. ”Sentite – e’ l’incipit del suo imprevisto intervento – nel momento in cui per la prima volta il Pd assume un impegno per la regolamentazione delle unioni omosessuali ho sentito dire ‘me ne vado dal Pd’. Ma non l’ho sentito dire quando non c’era un impegno cosi”’. Parla poi delle primarie.

”Siamo un partito che deve dire una cosa chiara al paese”, dice e ricorda di aver sottolineato nell’intervento di apertura che alle primarie ”non partecipa solo il segretario, saranno primarie aperte. Si fissa una data ma le primarie non le convochiamo noi, le dobbiamo convocare con gli altri. E’ chiaro o non e’ chiaro? O facciamo tutto noi?”. Bersani, sempre piu’ spazientito, chiude ribadendo che ”’siamo il primo partito del paese e dobbiamo dire all’Italia cosa vogliamo fare. Il paese non e’ fatto delle beghe nostre!”. asca

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