Mafia, la denuncia del procuratore Grasso: ”Nel nuovo codice è sparita la ‘ndrangheta”

La risposta del Sottosegretario agli Interni  Alfredo Mantovano: ”ogni magistrato nell’art. 416 bis ha materia sufficiente per inquadrare qualsiasi manifestazione di criminalità inclusa la ‘ndrangheta” e dunque materia per contrastarla.

Abrogata la norma che istituiva l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati nella quale la ‘ndrangheta veniva equiparata a cosa nostra e alla camorra. Il procuratore nazionale antimafia: ”Non voglio pensare si tratti di una volontà politica”. Ma Mantovano replica: ”Nell’art. 416 bis c’è materia sufficiente per contrastarla”

Nel nuovo codice antimafia varato dal governo ”è sparita la ‘ndrangheta”. Lo ha denunciato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso intervenendo alla presentazione di un volume di commento al codice. In particolare, la denuncia di Grasso fa riferimento al fatto che il governo ha abrogato la norma della legge che istituiva l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati nella quale la ‘ndrangheta veniva equiparata a cosa nostra e alla camorra.

”Non voglio pensare si tratti di una volontà politica -ha detto Grasso- penso piuttosto sia effetto di una distrazione alla quale mi auguro sia posto rimedio”. Un rilievo al quale Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno con delega alla P.s., ha obiettato che ”ogni magistrato nell’art. 416 bis ha materia sufficiente per inquadrare qualsiasi manifestazione di criminalità inclusa la ‘ndrangheta” e dunque materia per contrastarla.

Critiche al nuovo codice antimafia il procuratore Grasso le ha riservate anche ai termini di confisca e sequestro. ”Sembra di sentire l’eco del processo breve”, ha denunciato Grasso sostenendo che questo codice più che antimafia non è altro che un codice ”delle misure di prevenzione”.

Il procuratore antimafia ha poi rilevato che nel nuovo codice ”non è stato risolto il problema delle ipoteche sui beni confiscati con il risultato che la situazione resta bloccata”. Al di là delle critiche, Grasso si èdetto ”fiducioso che ci saranno disposizioni correttive del decreto”. D’accordo sul fatto che ”sicuramente si può fare meglio”, Mantovano ha difeso l’operato del governo. ”Sul fronte delle misure di prevenzione -ha detto il sottosegretario- si è messo ordine a una materia che era un vestito di Arlecchino”.

Non condivisibile poi, secondo Mantovano, la critica riservata da Grasso ai termini di sequestro. ”Cinque anni -ha rilevato Mantovano- non è affatto un tempo draconiano”. A ben vedere, secondo il sottosegretario, ”vi è stato un eccesso di cautela nell’esercizio della delega. Serviva sicuramente più tempo ma sono sicuro che anche sulla base dei nuovi contributi non mancherà la volontà e l’intelligenza per affrontare nodi non ancora sciolti”.

 

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