di Marcello Veneziani – – Vorrei dire sei cose oltre la vicenda Sea Watch, la retorica, gli odi e gli slogan. La prima: se si stabilisce il principio che ogni uomo ha diritto di decidere unilateralmente quando, come e dove vivere senza considerare norme, confini, stati e popolazioni, salta ogni ordinamento giuridico, si polverizza ogni sovranitĂ nazionale e statale, si cancella ogni limite e frontiera, ogni tutela e ogni garanzia per i cittadini regolari di quei paesi che hanno diritti e doveri, lavorano e pagano le tasse. Il sottinteso di quella pretesa è che non va applicata una procedura eccezionale per dare asilo a profughi che fuggono da guerre e da acclarate situazioni dâemergenza ma va accolto chiunque decida di mettersi in viaggio, in navigazione. E nemmeno âuna tantumâ ma ogni volta che accade.
La seconda. Ă assurdo riconoscere a unâorganizzazione privata, a una Ong, come la Sea Watch, il privilegio extraterritoriale e sovrastatale di decidere verso quale paese dirigersi per far sbarcare i migranti raccolti e di assegnarli cosĂŹ ai paesi con decisione autonoma, unilaterale, in virtĂš di un imperativo umanitario, assumendo di propria iniziativa e senza alcun titolo per farlo, il ruolo di tutori e mediatori dei migranti. Anche in questo caso non si tratta di una situazione eccezionale, di unâemergenza fortuita da fronteggiare, ma di una prassi ormai consolidata, programmata e reiterata. Non è un imprevisto capitato sulla rotta ma è il âmestiereâ che alcune imbarcazioni hanno deciso di ingaggiare, a prescindere dagli stati, dai popoli e dai territori.
La terza: non câè nessun potere legittimato democraticamente, consolidato dallâesperienza storica e dalla vita dei popoli, che risponde direttamente alla cittadinanza, la rappresenta e la tutela, oltre lo Stato nazionale libero e sovrano. Ed è giusto che sia lo Stato nazionale sovrano a decidere in ultima istanza, sulla base dei suoi ordinamenti, come ha coerentemente fatto il governo italiano, a partire dal ministro dellâinterno fino al presidente del consiglio; e a negare nella fattispecie che una nave battente bandiera olandese, diretta da una comandante di nazionalitĂ tedesca, possa attraccare non nel primo porto incontrato sulla rotta, che era poi in Tunisia, ma decida di far rotta sullâItalia e imponga di fatto al nostro Paese lâobbligo di accoglierli, trasformando un giĂ discutibile diritto dâaccoglienza in un inderogabile dovere dâaccoglienza, ovunque e comunque. Chi mina gli stati e li scavalca, nel nome dellâideologia no border, lavora per il caos e la fine del diritto internazionale.
La quarta. Siamo stati abituati da una propaganda ideologica, moralistica ed emozionale a non sottrarci ad accogliere il singolo caso pietoso, il bambino denutrito e senza adulti, il malato da curare, la donna incinta in balia delle onde o della miseria. Ma dietro il singolo caso, su cui inevitabilmente ci si appella alla nostra umanitĂ , si vuol far passare un flusso ben piĂš massiccio e duraturo. Ovvero si vuol usare il singolo caso come cavallo di Troia per legittimare in realtĂ la trasmigrazione di popoli e di chiunque voglia lasciare il proprio paese e venire a vivere da noi. In un mondo in cui i benestanti si contano in milioni e i poveri in miliardi, non si può pensare che gli uni possano caricarsi degli altri, che la piccola Italia si debba caricare sulle sue fragili spalle la grande Africa, che la piccola Europa si carichi i flussi di popolazioni venute dal sud o dallâest del pianeta. Certo, il fenomeno per ora ha numeri non impressionanti; però col passare del tempo e col lasciapassare che si vorrebbe imporre, il fenomeno rischia di ingrossarsi fino a raggiungere dimensioni insostenibili.
La quinta. Dietro il principio dâaccoglienza umanitaria, si nasconde un gigantesco business a due facce: da un verso riguarda gli impresari politici dei flussi migratori per gestirne poi lâassistenza e gli effetti politici; e dallâaltro verso interessa quanti usano manovalanza sottopagata da sfruttare, senza tutele (salvo dare agli speculatori di cui sopra ulteriore motivo di rappresentanza degli interessi sindacali e lavorativi dei migranti). Sinistra e padronato soci in affare, sotto copertura umanitaria. Ă un business immenso e vergognoso che si nasconde dietro la caritĂ e sfrutta, strumentalizza e schiavizza i migranti. A tale proposito è stato penoso lo spirito demagogico e illegale, anti-italiano e anti-europeo della sinistra e del suo circo di âanime belleâ.
Infine, la sesta. Non ci sono nel mondo dâoggi situazioni aggravate rispetto a qualche anno fa â guerre, genocidi, carestie â da costringere ad aprire le frontiere e i porti. Se vogliamo, era molto peggio dieci anni fa. E in ogni caso chi se la passa peggio non è chi riesce a partire, chi riesce a procurarsi i soldi per pagare la fuga o gli scafisti, chi ha la forza, i contatti, i mezzi per poter andar via; ma la vera miseria, la vera priorità è di quelli che non hanno la forza e le risorse per poter partire e restano a casa. E vedono i loro paesi impoverirsi di energie giovanili che migrano altrove, abbandonando donne,vecchi e bambini. Se davvero dovessimo dare la precedenza agli ultimi, come dice il Papa, gli ultimi non sono quelli che vengono da noi ma quelli condannati a restare a casa loro in condizioni di vera miseria. Ma la vera finalitĂ di chi sostiene le migrazioni è lo sradicamento dei popoli dalle loro terre e noi dalle nostre.

