Pedofilia, un’emergenza sottovalutata

Pedofilia

Violenze sessuali in aumento nell’età adolescenziale. A lanciare l’allarme, alla vigilia dell’ultima Giornata nazionale per la lotta alla pedofilia e alla pedopornografia che si è celebrata lo scorso 5 maggio, era stata Telefono Azzurro.

I dati resi noti dall’organizzazione parlavano, con riferimento al 2012, di 173 segnalazioni intercettate, e di una percentuale di adolescenti vittime di abusi che solamente negli ultimi tre anni ha registrato un aumento dell’8,9% (dal 13,4% del 2009 al 22,3%).
Dagli stessi dati emerge anche che un numero considerevole di segnalazioni riguarda episodi di adescamento attraverso le chat e i social network, che dal 2008 sono cresciuti del 10%.
E un identico aumento è stato registrato per i casi di abusi sui bambini e sugli adolescenti stranieri.

Ed è oramai risaputo come la maggior parte delle violenze (più dell’80% delle segnalazioni) venga messa in atto da persone conosciute dalle vittime, e per lo più familiari.
A questo proposito Massimiliano Frassi, presidente dell’Associazione “Prometeo”, intervenuto ieri ad un incontro organizzato a Conselice, parla del pedofilo come di «uno di noi. Con tutte le virgolette del caso è una persona normale. Una di cui anche io mi fiderei. Uno che frequenta gli ambienti del bambino. L’allenatore, il parroco, il maestro».

Ma i trend registrati da Telefono Azzurro sono soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che tende a rimanere sommerso, e che nel nostro paese non è sufficientemente monitorato.
Ancora Frassi parla di «un’emergenza sottovalutata anche rispetto alle risorse economiche, umane e culturali investite dalle istituzioni. Gli interventi per prevenire e debellare la pedofilia sono affidati ad associazioni di buon cuore, come noi».

Da questo punto di vista, c’è da chiedersi se e quanti benefici potranno derivare dalla ratifica, a cinque anni di distanza dalla sua adozione in Consiglio d’Europa (era il 25 ottobre 2007) della Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale. Un documento che impegna gli stati aderenti ad armonizzare i propri ordinamenti giuridici sull’argomento, invitandoli a modificare, qualora si rendesse necessario, il diritto penale nazionale.
Guardando all’Italia, questo significherà, per esempio, l’introduzione dei reati di istigazione a pratiche di pedofilia e di pedopornografia e di adescamento di minorenni attraverso reti telematiche (il cosiddetto “grooming”), e pene più severe per i maltrattamenti in famiglia o l’associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei reati a sfondo sessuale a danno dei minori.

Allo stesso tempo, però, quello della pedofilia è anche un fenomeno in costante evoluzione: basti pensare al coinvolgimento delle donne come responsabili, o al crescente numero di violenze sessuali commesse da adolescenti a danno di coetanei.

 

Luca Balduzzi

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