Yara, “Contro Bossetti non c’è nessuna prova. Non si arriverĂ  neanche al processo”

bossetti

 

23 agosto – Massimo Giuseppe Bossetti “sarĂ  scagionato. Il Dna è una prova, ma sfido qualsiasi genetista a dire che non è trasportabile; dunque dove sono gli elementi che dimostrano che lui ha ucciso Yara?”. E’ un duello ambizioso e piuttosto impopolare quello che il criminologo investigativo Ezio Denti lancia attraverso l’Adnkronos, a poche ore dalle ultime indiscrezioni sull’omicidio della 13enne Gambirasio. Un omicidio per cui, dal 16 giugno scorso, si trova in carcere il 44enne muratore bergamasco.

“Bossetti è nato per essere scagionato”, contro di lui ci sono “elementi discutibili” e poco importa se l’opinione pubblica sembra aver bisogno di un colpevole, “si dovrĂ  ricredere, perchĂ© contro un sospettato servono prove” e con quello che la procura ha in mano “non credo si arriverĂ  neanche a processo”, sentenzia il professionista, inizialmente contattato dalla difesa dell’indagato.

Nei panni del garantista, il criminologo Denti ci sta da sempre “per la ferma convinzione che ciascun cittadino meriti un’equa difesa. Questo è accanimento contro un soggetto, poco importa se si chiama Rossi o Bossetti, per porre fine a un caso in cui ci sono stati tanti errori. Io non metto in dubbio il Dna, i laboratori non sbagliano, ma come sia finito sul corpo della vittima deve spiegarlo la procura e farlo oltre ogni ragionevole dubbio”.

Di Bossetti, dopo l’archiviazione di Mohammed Fikri (finito in carcere per una traduzione sbagliata e poi rilasciato, ndr), “non emergerĂ  altro che la presenza della sua firma genetica e questo non basterĂ  a condannarlo. Ricordo – dice – un caso in cui il presunto colpevole finì in galera perchĂ© il suo Dna fu trovato sul corpo della vittima, uccisa a colpi di cacciavite. Un cacciavite con cui fu ferito in una rissa due giorni prima dell’omicidio e il suo aggressore, reo confesso, risultò il vero colpevole”. Ci sono “diversi casi di giurisprudenza dove il Dna da solo non è mai bastato a mandare in galera nessuno”, aggiunge.

Il furgone ripreso dalle telecamere di sorveglianza della banca, la sera della scomparsa di Yara Gambirasio, “non corrisponde – spiega il criminologo investigativo Denti – alla sagoma di quello del sospettato” e anche il video che mostra un’auto “ho spiegato che non combacia con la sua Volvo”, nĂ© le celle telefoniche “dimostrano la sua presenza” sulla scena del delitto. “La cella di Mapello può essere ‘agganciata’ anche da casa Bossetti e da alcune prove fatte personalmente questo è dimostrabile; quindi mentre Yara veniva colpita lui poteva essere nella sua abitazione”, sottolinea l’esperto.

“Magari il 44enne resterĂ  indagato a vita, ma se è solo questo che ha in mano la procura non credo che chiederĂ  il giudizio immediato e non credo si arriverĂ  al processo. Se con questi elementi fosse condannato cambierei Paese”. L’onore della prova “spetta al pm e per ora di prove non ce ne sono: non ci sono testimoni oculari, non ci sono tracce della vittima sul furgone o sull’auto e non c’è altro. Non ci interessa – conclude – sapere se andava al solarium o si ossigenava i capelli: questo non fa di Bossetti un assassino”.