Un pacco da ritirare. E i sospetti che dietro quella spedizione ci fosse l’invio di materiale per falsificare documenti. Così la consegna del pacco è stata “monitorata” anche dalla polizia. Gli agenti della II sezione della Squadra Mobile della questura di Milano, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e Chiara Nocera, hanno arrestato due fratelli di origine pakistana per possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi. I due avevano allestito in casa anche un laboratorio clandestino per la falsificazione di documenti, con una stampante professionale.
Il pacco da ritirare e il laboratorio dei falsi
Quando il corriere, mercoledì mattina, ha contattato il numero segnalato per il ritiro di un pacco, dall’altra parte ha risposto un uomo che sosteneva di non dover ricevere nessuna consegna. Nessuno ha ritirato quel pacco, nemmeno i punti di ritiro della zona lo hanno preso in carico. Così la merce è tornata indietro.
Il giorno dopo però qualcuno ha lasciato indicazione di consegnare la merce in un punto di ritiro in zona stazione Centrale. E mezz’ora dopo, mentre i poliziotti osservavano l’intera scena, due uomini sono venuti a ritirare quel pacchetto e un’altra spedizione che era arrivata qualche giorno prima. Dentro c’erano centinaia di componenti per la fabbricazione di passaporti falsi: circa 300 pagine interne di libretti, copertine rigide con stemmi e scritte ufficiali, ologrammi e pellicole di sicurezza. Il materiale avrebbe consentito di realizzare documenti intestati a diversi paesi, dalla Spagna all’Austria passando per il Venezuela, il Canada, il Brasile e l’India.
La casa trasformata nella stamperia clandestina
Per i due uomini, 27 e 31 anni, è scattato l’arresto. A casa loro, in un appartamento nel Milanese, la polizia ha trovato e sequestrato una stampante di altissima qualitĂ , idonea alla riproduzione di documenti d’identitĂ in formato card. Per i due, con un lavoro in una polleria, l’accusa è di concorso in possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
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