LETTERA APERTA A MATTARELLA SOSTENUTA DA 24 ENTI IMPEGNATI NEL CONTRASTO DELLA VIOLENZA
Cortese att.ne
Presidente della Repubblica
SERGIO MATTARELLA
E
Senatrice Valente,
Politici tutti
Testate giornalistiche tutte
Con il sostegno di :
Ass. A.Pro.S.I.R.
Ass. Papà Insieme
C.U.D.A.V. Centro Uomini Donne Autori di Violenza
Ass. C.IA.T.D.M.
Ass. Papà Separati Torino
Ass, Figli Negati
APS Associazione Padri Separati Milano
COMITATO ROBERTO CASTELLI
Club1523 Uomini Vittime di Violenza
Ass AnCORE Torino
Ass. POTERE AI DIRITTI
Associazione MEDEA ODV
Ass ADIANTUM
Ass. LUVV
Ass. PRIMERO INFANCIA ONG
Ass. Genitori Sottratti
Ass. LIA PIPITONE “Mille colori” Ass. Culturale ALCHIMIE D’ALTRE (San Benedetto del Tronto)
Ass. AIDA2 RUOTE IN MOVIMENTO March
Ass. Papà Separati Brescia
CNA (Centro Studi Applicati, Roma)
Ass. SeparAzione Papà
Centro Anti Violenza Oltre il Genere
PREMESSA
La presente lettera scritta dalla Dott.ssa Antonella Baiocchi, psicoterapeuta specializzata in criminologia, ha il sostegno delle associazioni ed enti in elenco, i quali condividono il principio secondo cui la battaglia nel contrasto della violenza sia soprattutto una battaglia contro l’ignoranza contro l’ignoranza, per cui necessiti di voci autorevoli e preparate anche nell’ambito della relazione e del funzionamento del mondo interiore, in grado di andare oltre la sterile polemica ed argomentare con contenuti di spessore idonei a:
Smontare con argomentazioni psicologico-scientifiche il pregiudizio della violenza unidirezionale (la Baiocchi si occupa da decenni di violenza domestica ed è autrice nel 2019 del saggio “La violenza non ha sesso” e nel 2025 “Abusi sui minori: le devastanti conseguenze del mancato riconoscimento della Bidirezionalità della violenza”) e l’anticostituzionalità delle politiche discriminatorie basate sul genere (“Gender-biased”): CAV riservati solo alle donne; Legge Codice Rosso: applicata in modo più severo se la denuncia viene da una donna; Fondi pubblici: 50 milioni/anno solo per iniziative a tutela femminile, zero per uomini maltrattati; CUAV accolgono solo uomini violenti e non anche le donne violente)
Spiegare il meccanismo psicologico-relazionale alla base degli abusi (la Baiocchi è l’unica in Italia ad aver sviluppato un modello clinico non ideologico sulla violenza, la Teoria del Debolicidio, una prospettiva della violenza inclusiva di vittime e carnefici di qualsiasi genere, potenzialmente capace di riconciliare uomini e donne).
LETTERA APERTA A MATTARELLA –VALENTE- MELONI
“IL SILENZIO DELLE VITTIME MASCHILI:
COME IL FEMMINISMO TOSSICO STA TRADENDO I DIRITTI UMANI”
Il recente annullamento del dibattito “Dis Pari” al Monk di Roma che avrebbe affrontato il fatto che la violenza appartiene a tutti i generi (bollato come “potenzialmente discriminatorio” e le dichiarazioni della senatrice Valeria Valente contro il primo centro antiviolenza pubblico per uomini (definito “una provocazione del patriarcato” e bollando la violenza domestica contro gli uomini come “falsa emergenza” ) rivelano una verità scomoda: in Italia esiste una dittatura del pensiero unico sulla violenza di genere.
Ma chi discrimina davvero qui? Chi sta negando visibilità a migliaia di uomini vittime di abusi? Chi sta impedendo di parlare di donne che maltrattano, manipolano, uccidono?
Femminismo o estremismo?
Il femminismo nasce come battaglia giusta per i diritti delle donne, ma oggi assistiamo a una deriva pericolosa: quella di un femminismo tossico che, invece di promuovere il dialogo, impone un monologo. Un femminismo che non accetta l’idea che anche gli uomini possano essere vittime e che le donne possano essere carnefici. Un femminismo che, anziché combattere la violenza in tutte le sue forme, la strumentalizza, trasformandola in una guerra di genere dove solo un sesso ha diritto di essere ascoltato.
La violenza è bidirezionale: smettiamola con la narrazione tossica
Come psicoterapeuta ed esperta di criminologia, ho dedicato anni a studiare la violenza bidirezionale, ovvero quel fenomeno per cui aggressori e vittime non hanno un genere predeterminato) un attivista e divulgatore che combatte gli stereotipi sulla violenza, promuovendo una visione libera da pregiudizi di genere.
Quando affermo che la violenza è bidirezionale e che non ha genere, intendo dire che non è un problema legato all’essere uomini o donne, ma a modelli culturali distorti e a una mancanza di strumenti psicologici ed emotivi per gestire le divergenze in modo sano.
Cultura tossica: il mito della “verità assoluta”
La violenza prospera laddove esiste una cultura dicotomica che divide il mondo in “giusti/sbagliati”, “vittime/carnefici”, “uomini oppressori/donne oppresse”. Questa mentalità:
Deumanizza chi la pensa diversamente (“Se non sei con me, sei contro di me”).
Giustifica la prevaricazione (“Ho ragione io, quindi posso annullare la tua voce”).
Crea falsi miti, come l’idea che solo gli uomini siano violenti o che le donne siano sempre innocenti.
Invece di ascoltare dati e testimonianze su vittime maschili o donne aggressive, questo femminismo tossico sceglie di censurare per mantenere intatta una narrazione comoda ma falsa.
Analfabetismo psicologico: l’incapacità di gestire le divergenze
Definisco “analfabetismo psicologico” l’incapacità di:
Riconoscere le emozioni proprie e altrui.
Accettare che esistano prospettive diverse dalla propria.
Risolvere i conflitti senza ricorrere a violenza (fisica, verbale o istituzionale, come la censura).
Chi è “analfabeta psicologico” usa strumenti tossici per imporsi:
l’uomo picchia la moglie, la donna denuncia falsamente un ex per vendetta.
Il femminista che silenzia un dibattito e il maschilista che insulta le donne online.
Entrambi agiscono con la stessa logica tossica: “La mia verità cancella la tua”.
Debolicidio: violenza = abuso di potere, non di genere
Ho coniato il termine “Debolicidio” per descrivere qualsiasi violenza su chi è in posizione di debolezza/vulnerabilità (donne, uomini, bambini, anziani, disabili). Il problema non è il genere, ma:
L’Analfabetismo psicologico di chi detiene potere (fisico, psicologico, economico, di ruolo, legale) che sarà indotto ad affermarsi prevaricando schiacciando i vulnerabili che si intromettono tra se e i propri obiettivi.
Esempi concreti:
Un uomo che minaccia la compagna ma anche una madre che aliena il figlio dal padre.
Uno Stato che ignora i centri antiviolenza per uomini e le femministe che negano l’esistenza di vittime maschili.
Uno stato che ignora i Centri per maltrattanti per donne (promuovendo solo CUAV solo per uomini), negando l’esistenza di donne violente impedendo alle centinaia di donne maltrattanti (bel note invece alle forze dell’ordine) di riabilitarsi ed usufruire delle agevolazioni di legge in caso di condanna per maltrattamenti.
Serve un femminismo (e un maschilismo) libero dalle tossicità, non estremista/dicotomico!
La reazione della Senatrice Valente e delle femministe all’apertura di un centro in aiuto delle vittime di sesso maschile nonché la censura al Monk dimostrano che il vero ostacolo alla parità è l’estremismo, non il dialogo.
Se vogliamo combattere la violenza, dobbiamo:
Smantellare i dogmi (“Tutti gli uomini sono potenziali aggressori, tutte le donne sono esenti da violenza“).
Ascoltare e Tutelare tutte le vittime, senza gerarchie di genere.
Riconoscere
Educare all’alfabetizzazione psicologica, per imparare a confrontarsi senza prevaricare
La violenza non si sconfigge con la propaganda, ma illuminando le menti. Si combatte con l’alfabetizzazione, con la conoscenza, con la cultura—strumenti che smantellano l’ignoranza, radice prima di ogni oppressione e aprono alla “verità”.
E la verità è che nessun genere ha il monopolio del male o dell’innocenza.
Chiediamo una risposta alla politica italiana e al Presidente Mattarella: perché un uomo picchiato vale meno di una donna? La risposta scriverà il futuro dei diritti umani nel nostro Paese.
Auspichiamo di essere convocati per un confronto costruttivo (cellulare 3496952813).
San Benedetto del Tronto AP) 08 luglio 2025
Per tutti le Associazioni in elenco
Antonella Baiocchi
(www.laviolenzanonhasesso.it)