Di VIttorio Feltri per www.ilgiornale.it
Gentile Direttore Feltri, sembra che agli immigrati ormai tutto sia concesso e credo che adesso abbiamo davvero superato ogni limite. Cosa ne pensa della decisione del giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica (guarda caso), di bloccare l’espulsione dell’africano che in un video postato sulla rete fece allusioni sulla figlia della premier, ma forse dovrei dire che fece vere e proprie minacce, e insultò anche le nostre forze dell’ordine?
Igor Bianchi
Risponde Vittorio Feltri
Caro Igor, pare quasi che l’unico reato ancora punibile in Italia sia quello di pensiero non conforme al politicamente corretto. Per il resto, liberi tutti, tanto più se a delinquere sono soggetti stranieri, meglio se africani, verso i quali abbiamo adottato un atteggiamento di soggezione, che ci induce a tollerare tutto, ad inchinarci, a perdonare, a giustificare. Direi che la misura ormai è colma, tanto che il ventisettenne camerunense che insultò la premier della Repubblica e la di lei figlia di soli otto anni in un video delirante, minacciandole, video in cui derise pure la polizia italiana, beffandosi della legge e della decenza e proclamando urbi et orbi di essere mantenuto da questo Stato idiota che non ha nemmeno il coraggio di espellerlo, resterà a pieno titolo nel Paese che ha osteggiato e offeso. Quale messaggio passerà? Che in Italia tutto è consentito, lecito, permesso, se sei nero, ma anche che l’Italia non ha rispetto di se stessa e chi non ha rispetto di se stesso non può essere rispettato, piuttosto si attenda di essere sempre più gravemente maltrattato. E di tutto questo dobbiamo dire grazie, grazie alla magistratura, quella rossa, che vorrebbe farci credere che minacciare, per di più organi dello Stato o bambine, sia legittimo e non comporti conseguenze. Già, perché a protezione del soggetto in questione è accorsa, scudo e toga alla mano, la solita giudice Silvia Albano, sempre lei, quella che nei salotti progressisti chiamano “garantista”, garantista soltanto quando il garantito è straniero, nullafacente, insolente e possibilmente con precedenti. A noi, comuni cittadini, resta da pagare le tasse per mantenerlo, per mantenere chi ci osteggia. E da tacere, altrimenti rischiamo pure una denuncia per razzismo, e non incontreremmo la medesima clemenza che è stata elargita all’africano.
L’individuo, a Pasqua, ha girato un video davanti alla questura di Macerata in cui, tra una risata e l’altra, si rivolge direttamente alla premier dicendole che ha una bella figlia. «Io sono negro, bello figo, con mio fratello bello figo. Mangiamo gratis, dormiamo gratis, non paghiamo l’affitto e poi scop…». Ecco, abbiamo capito. Di grazia, quale parte di questa sceneggiata non costituisce un’offesa palese e grave non soltanto alla presidente del Consiglio, ma all’intera Nazione? Lo chiediamo senza malizia al giudice Albano. Ah già, dimenticavamo: se sei italiano, bianco, etero e magari anche conservatore, sei colpevole a prescindere. Se invece sei straniero e aggressivo, sei una «risorsa». E le risorse non si espellono, si tutelano. Si coccolano. Anche se offendono, minacciano e ridono in faccia ai poliziotti.
Ma la domanda vera è: perché dovremmo tenerci in casa un soggetto simile? Per arricchirci del suo elevato tasso culturale? Per farci umiliare ancora? Perché siamo cristiani e porgiamo l’altra guancia a chi ci schiaffeggia e rappresenta un pericolo? Perché qualcuno con la toga ha deciso che offendendo Meloni si esercita il diritto alla libertà di espressione, mentre criticare l’immigrazione incontrollata è istigazione all’odio?
Caro Igor, qui non siamo più nella Repubblica Italiana.
Siamo nella Repubblica delle Toghe Impazzite, dove i diritti si rovesciano e la logica si capovolge: chi insulta il Paese resta, chi lo difende è perseguitato. In attesa che l’eroe camerunense venga promosso a senatore a vita, magari col plauso dell’Anm, noi ci consoliamo con un pensiero: la giudice Albano, in fondo, è la miglior propaganda per la riforma della giustizia.