Di nuovo bambini delle elementari in gita in un centro islamico

bambini delle elementari in gita in un centro islamico

Quello a cui si sta assistendo, in Italia ma non solo, è “un’integrazione al contrario che lascia veramente perplessi

di Francesca Galici – Le visite di istruzione nei centri islamici e nelle moschee sembrano essere diventate una consuetudine per le scuole italiane e dopo il caso del trevigiano un nuovo episodio rischia di rinfocolare la discussione sull’opportunità di questi incontri. È stato reso noto che alcuni alunni di una scuola di Sesto San Giovanni, hinterland di Milano, hanno fatto visita al centro islamico locale dove hanno incontrato l’imam locale. Sui social si legge, in arabo: “Un discorso sull’Islam in italiano per i giovani della scuola italiana. Centro islamico Sesto, 19/05/25”.

I bimbi, ripresi tutti di spalle, indossano una t-shirt verde e nel video sono seduti sulle sedie, a differenza di quanto mostrato nella scuola del trevigiano, dove gli alunni si sono anche inginocchiati verso la Mecca. Lo stesso messaggio, con tanto di video, è stato pubblicato dall’imam anche su anche su Tiktok, come se ci fosse una sorta di compiacenza nell’aver fatto un discorso sull’Islam alla giovane generazione italiana. Il tutto mentre si chiede con insistenza alla scuola di essere laica, di togliere i simboli religiosi e di non organizzare le recite per Natale.

“Troviamo francamente inaccettabile che per l’ennesima volta ci siano attività scolastiche che prevedano gite o lezioni in moschea con un formato molto simile a una specie di indottrinamento dei più piccoli. Nessuno contesta l’utilità di conoscenza delle altre culture e delle altre religioni ma ci troviamo di fronte a una deriva incomprensibile”, è il commento di Silvia Sardone, vice segretario della Lega, e Roberto Di Stefano, sindaco di Sesto San Giovanni.

“Da una parte la sinistra e la stampa progressista per anni ci hanno detto che la scuola deve essere laica, che bisogna nascondere i crocifissi e cancellare presepi, alberi di Natale o i canti natalizi per non urtare i bambini e i genitori di altri fedi. Dall’altra parte assistiamo a gite in moschea come abbiamo visto a Treviso, lezioni di Corano in classe come successo a Crema, scuole che chiudono per il Ramadan come a Pioltello, circolari che invitano a non fare merenda durante il ramadan come accaduto a Soresina o corsi di velo islamico promossi da un istituto di Abbiategrasso”, prosegue la nota.

Il punto centrale delle contestazioni a questo tipo di iniziative risiede nel fatto che le comunità islamiche non hanno mai firmato un’intesa con lo Stato come fatto da altre confessioni. E su molti valori “a partire dai diritti delle donne o sulla poligamia, la religione islamica è spesso in contrasto con le nostre leggi”.

Quello a cui si sta assistendo, in Italia ma non solo, è “un’integrazione al contrario che lascia veramente perplessi.
Tra l’altro segnaliamo che in passato in questa moschea si sono tenuti eventi sulla sharia con relatori personaggi non certo moderati come Hamza Piccardo e che l’imam è stato tesoriere dell’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose che nel 2016 invitò in Italia Tareq Al Suwaidan, noto predicatore d’odio”.
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