Ritorna la lebbra in Europa: registrati casi in Romania e Croazia

lebbra

Due paesi dell’Europa orientale hanno segnalato nelle ultime ore la ricomparsa della lebbra, una malattia che sembrava relegata al passato del continente

In Romania, dopo 44 anni dall’ultimo caso registrato nel 1981, le autorità sanitarie hanno confermato quattro casi sospetti, tutti riguardanti lavoratrici asiatiche impiegate in un centro massaggi di Cluj-Napoca. Parallelamente, la Croazia ha annunciato un caso isolato relativo a un lavoratore nepalese residente nel paese da due anni. Nonostante l’allarme iniziale, i ministeri della Sanità di entrambi i paesi sottolineano che non vi è alcun pericolo per la popolazione generale, grazie alla natura poco contagiosa della malattia e ai protocolli di intervento tempestivamente attivati.

La situazione in Romania

Il ministro della Sanità rumeno Alexandru Rogobete ha confermato venerdì 12 dicembre la presenza di un caso accertato di malattia di Hansen, mentre altri tre casi sono stati sottoposti a valutazione clinica e microbiologica. Tutte e quattro le persone coinvolte sono donne di origine asiatica che lavorano come massaggiatrici presso uno stesso salone di Cluj-Napoca, importante città della Transilvania. Le autorità hanno immediatamente disposto la chiusura temporanea dell’attività fino al completamento dell’indagine epidemiologica in corso.

Il ministro Rogobete ha voluto rassicurare i cittadini spiegando che, una volta avviato il trattamento farmacologico, il rischio di trasmissione si riduce progressivamente fino a scomparire, secondo quanto previsto dai protocolli internazionali. La lebbra, infatti, presenta una contagiosità limitata e richiede esposizioni prolungate per la trasmissione, non potendo diffondersi attraverso contatti brevi o la semplice condivisione di spazi comuni. Il salone è stato sottoposto a sanificazioni straordinarie, tutti i dipendenti sono stati sottoposti a controlli medici e l’indagine epidemiologica è stata estesa per identificare eventuali altri contatti a rischio.

Il caso croato

Anche la Croazia ha confermato un caso isolato di lebbra, il primo dopo oltre 30 anni. L’ultimo caso nel paese balcanico risaliva infatti al 1993, mentre durante tutto il XX secolo erano stati registrati circa 20 casi complessivi. Bernard Kaić, responsabile del Servizio per l’epidemiologia delle malattie infettive dell’Istituto croato di sanità pubblica, ha spiegato che il paziente si è presentato circa dieci giorni fa al servizio epidemiologico di Spalato manifestando sintomi compatibili con la malattia.

“Il caso è stato individuato tempestivamente”, ha dichiarato Kaić, precisando che “la persona è attualmente in cura, mentre i contatti stretti hanno ricevuto una terapia post-esposizione preventiva, pur non risultando contagiati”. Il paziente è un lavoratore straniero originario del Nepal che risiede in Croazia da due anni insieme alla propria famiglia. Una profilassi è stata avviata e tutti i contatti sono sotto costante monitoraggio medico. Le autorità croate hanno sottolineato che “la situazione è completamente sotto controllo”.

Perché riappare oggi

La ricomparsa della lebbra in Europa non deve sorprendere eccessivamente, considerata la natura stessa della malattia. Il morbo di Hansen presenta infatti un periodo di incubazione estremamente lungo: dal momento dell’infezione alla comparsa dei primi sintomi possono trascorrere da sei mesi fino a dieci anni, talvolta anche di più. Questa caratteristica rende praticamente impossibile individuare la malattia attraverso controlli sanitari standard sulle persone provenienti da paesi dove la lebbra è ancora endemica.

Attualmente, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la lebbra rimane endemica in cinque aree principali del mondo: alcune regioni del Brasile, India, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh e paesi limitrofi.

L’alta e crescente mobilità internazionale nonché i forti flussi migratori hanno portato a sporadici casi anche in paesi dove la malattia era considerata eradicata. Fortunatamente, l’esistenza di farmaci antimicrobici efficaci permette un trattamento risolutivo della patologia, mentre la sua bassa contagiosità non richiede misure di isolamento particolare per i pazienti in cura.
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