Famiglia nel bosco, altro caso ad Arezzo: bimbi strappati ai genitori da un mese e mezzo

famiglia nel bosco

Il caso della famiglia che viveva nel bosco a Palmoli, in provincia di Chieti, non è l’unico in Italia

Una vicenda molto simile è accaduta a Caprese Michelangelo, tra le colline toscane, in provincia di Arezzo, dove due bambini di 8 e 4 anni sono stati allontanati dai genitori e portati in una comunità protetta dopo un intervento congiunto di carabinieri, assistenti sociali e personale inviato dal Tribunale per i minorenni di Firenze. Uno dei piccoli è stato portato fuori in braccio mentre gridava aiuto. L’intervento, documentato dalle videocamere della famiglia, risalirebbe allo scorso 16 ottobre.

I genitori, Harald, perito elettronico originario di Bolzano e Nadia, di origine bielorussa, affermano di non avere più notizie dei bambini da oltre un mese mezzo e denunciano un intervento ritenuto sproporzionato.

Il decreto di allontanamento

La famiglia, si legge su La Verità ”è finita prima sotto la lente dei servizi sociali” e ”poi del giudice del tribunale dei minori di Firenze, Nadia Todeschini, che ha firmato il decreto di allontanamento”. ”Per il Tribunale i genitori non avrebbero eseguito correttamente la procedura per l’insegnamento parentale – si legge – Inoltre, avrebbero impedito ai servizi sociali di fare i controlli sanitari sui bambini”. ”Ci hanno ucciso”, racconta la mamma Nadia, ”sono 47 giorni che non abbiamo loro notizie. Neppure una telefonata. Neppure per i compleanni che ci sono stati il mese scorso. Siamo distrutti. Perché tutto questo? Che male abbiamo fatto?”.

I bimbi allontanati dai genitori

Alle 11 ”ci hanno suonato al cancello – spiega il papà dei bimbi – Io sono uscito per andare ad aprire. Due carabinieri mi hanno chiesto di far venire anche mia moglie, perché dovevano notificarci un atto importante. Era una trappola. Dal bosco sono spuntati oltre dieci agenti in tenuta antisommossa, mentre un’altra decina ci ha circondato per impedirci di tornare in casa. A quel punto ho capito. Ho cominciato a urlare a mio figlio più grande di non aprire. Di tutta risposta, l’ispettore capo mi ha minacciato: ‘Se non gli fai aprire la porta, noi tanto la sfondiamo!’. E me lo ha ripetuto: ‘Se non ci fai aprire la porta noi la sfondiamo”’. ”I nostri bimbi erano in casa – aggiunge – Mio figlio ha pensato che fossi io. Ed ha aperto. Il carabiniere, come si vede chiaramente nel video, ha spinto con forza la porta. E loro sono entrati”.

La denuncia

”Ho denunciato tutti – dice – decreto che mi hanno mostrato, e che mi sono rifiutato di ritirare, non aveva la firma in calce del giudice. Con quale diritto ci hanno portato via i nostri bambini? E dire che c’eravamo trasferiti qui un anno e mezzo fa, dalla Val Badia, dopo aver gestito per dieci anni un albergo… Cercavamo solo un po’ di tranquillità. E invece ci hanno distrutto la vita”.

La sindaca: “Dispiaciuta per quanto accaduto”

La sindaca di Caprese Michelangelo, Marida Brogialdi, conferma che il caso era già noto agli uffici comunali: “Sono dispiaciuta per quanto accaduto. Io ho subito questa situazione. L’operazione è stata disposta dal Tribunale dei minori di Firenze e coordinata con carabinieri e servizi sociali. Non conosco personalmente la famiglia; il padre venne una volta in Comune, ma ebbe un atteggiamento molto distaccato”. Brogialdi precisa che nel territorio la scuola parentale è praticata da diverse famiglie, soprattutto straniere, che vivono in casolari del bosco: “È un fenomeno diffuso, ma queste famiglie procedono regolarmente con gli esami annuali. In questo caso i due bambini non risultavano iscritti a nessuna procedura di istruzione parentale e non avevano mai sostenuto le verifiche previste”.

La scuola parentale

La scuola parentale, o istruzione parentale, è un sistema educativo in cui i genitori scelgono di istruire i propri figli a casa, invece che a scuola. È una forma di homeschooling in cui le famiglie si assumono la responsabilità dell’educazione, potendo scegliere di gestirla in modo autonomo o organizzandosi in gruppi che collaborano, spesso con il supporto di insegnanti e educatori. I genitori devono presentare una dichiarazione annuale al dirigente scolastico competente, attestando la propria capacità di provvedere all’istruzione e allegando un progetto educativo che rispetti il curricolo obbligatorio.
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