La ricerca pubblica non può essere affidata a chi ha trasformato la scienza in spettacolo

Matteo Bassetti

Vergogna e conflitto d’interessi: la ricerca pubblica non può essere affidata a chi ha trasformato la scienza in spettacolo

di Carmen Tortora – Milano, 12 novembre 2025 – C’è un limite che non si dovrebbe mai superare: quello che separa la Scienza dalla propaganda, la Cura dal profitto, il Rigore dal palcoscenico. Eppure oggi, con la nomina del professor Matteo Bassetti a capo del gruppo di lavoro che definirĂ  i criteri dei bandi pubblici per la Ricerca, quel limite è stato travolto senza pudore. È una decisione che suona come una provocazione: mentre si parla di trasparenza e indipendenza, si affida la regia dei fondi pubblici a chi, negli anni piĂš bui della pandemia, è diventato il volto dell’arroganza mediatica, del linguaggio aggressivo, della Scienza trasformata in spettacolo.

Tutti ricordiamo. Ricordiamo le piazze deserte, i bambini con la mascherina, i cittadini umiliati in nome della “Scienza” che non ammetteva domande. Ricordiamo i medici sospesi, i ricercatori zittiti, le parole taglienti pronunciate in televisione come sentenze. E ricordiamo anche chi, mentre la paura cresceva, ne faceva un mestiere. Oggi quello stesso volto viene premiato con un ruolo di responsabilità sulla Ricerca pubblica. È come se ci dicessero: dimenticate, tornate a fidarvi. Ma la fiducia non si impone con le nomine, si ricostruisce con la trasparenza, e chi ha deriso e insultato chi chiedeva chiarimenti non può pretendere di rappresentare il rigore scientifico.

Il problema non è solo la persona, ma ciò che rappresenta

È il simbolo di un sistema in cui la Scienza diventa marketing, il dibattito diventa censura, e il conflitto d’interessi è trattato come una formalità trascurabile. Non è un mistero che Bassetti intrattenga da anni rapporti di consulenza con aziende farmaceutiche. In un Paese normale, questo basterebbe a escluderlo da qualunque ruolo decisionale nella gestione di fondi pubblici. Ma in Italia, evidentemente, le regole valgono solo per chi non ha il microfono in mano.

È un insulto alla memoria di chi ha vissuto sulla propria pelle la violenza istituzionale di quegli anni, di chi ha perso il lavoro, la dignità, la libertà di parola. Ci dissero “seguite la Scienza”, ma quale Scienza? Quella che cambiava idea in base ai decreti? Quella che imponeva protocolli senza discussione, che bollava come eretici medici e cittadini? Quella che, invece di curare, divideva? Affidare oggi la guida della Ricerca pubblica a uno dei principali artefici di quella narrazione significa ammettere che nulla è cambiato, che la Scienza resterà prigioniera dei suoi stessi sacerdoti mediatici.

La Ricerca pubblica non ha bisogno di uomini da talk show, ma di ricercatori liberi, di laboratori dove contino i dati, non i follower. Ha bisogno di chi non ha paura di dubitare, non di chi ha imparato a imporre certezze prefabbricate. Bassetti non rappresenta il Rigore, rappresenta la resa: la resa della Scienza alla spettacolarizzazione, della Verità al consenso, della Coscienza alla convenienza. È la fotografia di un Paese che dimentica in fretta, che si lascia convincere che i conflitti d’interessi siano solo maldicenze, che non si accorge di come la manipolazione si travesta ogni giorno da competenza.

Chi ha vissuto quegli anni non può restare in silenzio

Questa nomina è un pugno nello stomaco per chi ancora chiede giustizia e trasparenza. Non è una questione personale, è una questione morale. La Scienza non appartiene a chi la usa per fare carriera, ma a chi la serve con umiltà. L’Università e la Ricerca devono essere il tempio del dubbio, non la cattedra del dogma. Devono tornare a essere la voce della Verità, non l’eco del potere.

Revocare questa nomina non è un atto politico, è un atto di rispetto verso la memoria, verso la coerenza, verso la dignità collettiva. PerchÊ se la Scienza deve continuare a essere credibile, non può essere affidata a chi ne ha fatto un marchio personale. La vera emergenza, oggi, non è sanitaria ma etica: restituire onore, trasparenza e indipendenza alla Ricerca pubblica. La fiducia dei cittadini non si compra con le nomine, si conquista con la Verità. E chi della Verità ha fatto una caricatura, non può pretendere di guidarla.

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