L’oratorio ambrosiano: “Sì agli animatori musulmaniâ€

oratorio ambrosiano
L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel corso di un incontro con gli animatori degli oratori estivi diocesani – foto ilgiorno.it

Milano, 29 ottobre 2025 – Incontrare l’altro privilegiando il dialogo. Accogliersi reciprocamente mantenendo la propria identità ma restando aperti alla trasformazione che gli scambi portano con sé, così che gli oratori, frequentati sempre più da ragazzi di diverse fedi, siano davvero “la casa di tutti”, un laboratorio di vita condivisa.

Tutte le indicazioni su come creare e alimentare questa “casa“ sono contenute nel documento online da ieri: ‘Fede e accoglienza: l’oratorio come luogo di incontro interreligioso’ realizzato da più soggetti diocesani, il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo, l’Ufficio per la Pastorale dei migranti, la Fondazione oratori milanesi e la Caritas Ambrosiana. La data è quella del 28 ottobre perché lo stesso giorno di 60 anni fa veniva pubblicata la dichiarazione conciliare ’Nostra Aetate’ grazie alla quale la Chiesa si aprì formalmente a un dialogo più ampio con le altre religioni.

Il nuovo documento prosegue nel solco già tracciato e lo prolunga pensando alla società contemporanea. L’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione, quattro parole chiave indicate da Papa Francesco, sono presentati come criteri pastorali fondamentali per una comunità capace di costruire ponti e non muri, di educare all’ascolto e alla fiducia reciproca, di generare legami di fraternità nella diversità. Il nuovo testo è una guida su come vivere il pluralismo religioso negli oratori ambrosiani, pensata “per sacerdoti responsabili della pastorale giovanile, educatori, comunità educanti – si legge in una nota dell’Arcidiocesi – che potrà essere d’aiuto a gestire soprattutto il periodo dell’oratorio estivo che nella Diocesi di Milano coinvolge ogni anno circa 300mila bambini e ragazzi e 40mila tra educatori, animatori, preti e religiosiâ€.

Molte famiglie di religione islamica scelgono l’oratorio come esperienza estiva per i propri figli, riconoscendolo come luogo di condivisione di valori comuni come rispetto, amicizia e solidarietà. “In questi periodi, ma anche durante le attività ordinarie, l’obiettivo è che l’oratorio resti “casa aperta a tuttiâ€â€ anche “grazie a progetti educativi interreligiosi che non siano estemporanei ma integrati in un percorso pastorale condiviso. In questo senso l’invito è ad esempio a creare legami con le realtà musulmane e le altre comunità religiose del territorio, cercando occasioni di incontro e a curare in modo più mirato la formazione di animatori e volontariâ€.

Nella pratica, “partendo da situazioni vissute in questi anni in alcuni oratori, il documento suggerisce di evitare l’esclusione di ragazzi musulmani dal ruolo di animatori e sconsiglia di obbligarli a partecipare a momenti propri della tradizione cristiana ma mette anche in guardia da aperture improprie o sincretismi, come improvvisare preghiere islamiche o utilizzare testi sacri di altre religioni. Si suggerisce invece di promuovere laboratori interculturali, che favoriscano la reciproca conoscenza tra ragazzi di diverse culture e fediâ€.
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