Meta sta iniziando a licenziare dipendenti in Europa. La multinazionale canadese Telus, subappaltatrice del colosso statunitense di Mark Zuckerberg per la moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram, ha annunciato la chiusura delle attività nella sede della Torre Glòries di Barcellona. Duemila dipendenti rimarranno senza lavoro. Attualmente, i lavoratori si trovano in congedo retribuito e non possono accedere all’edificio.
La decisione di Meta si basa su diversi fattori: da un lato, le richieste sul piano lavorativo e salariale che l’azienda ha dovuto affrontare dal 2018, anno dell’insediamento (prima come CCC, poi assorbita da Telus); dall’altro, il cambio di rotta nella politica di moderazione annunciato da Zuckerberg a gennaio, in vista dell’entrata in carica di Donald Trump.
Moderazioni più blande
Già da quando il tycoon ha lanciato la sua campagna di rielezione per il 2024, le dinamiche della moderazione sui social media sono cambiate radicalmente, influenzate sia dalla sua presenza sulla scena politica sia dal dibattito in corso su quella che il miliardario definisce una battaglia per la libertà di parola.
Piattaforme come X e Meta hanno iniziato a ripensare il loro approccio alla “disinformazione”, in particolare nel contesto del discorso politico. Ad esempio, il social di Elon Musk, alleato di ferro di Trump, si è concentrato meno sulla prevenzione della diffusione di contenuti falsi o potenzialmente dannosi.
Gran parte del dibattito si è concentrato proprio sulla moderazione dei contenuti, soprattutto su piattaforme come Facebook, X e YouTube, con le grandi aziende che hanno seguito le indicazioni di Trump di essere più permissive, anche per timore di ripercussioni, nonostante le norme europee contro le fake news e i discorsi di odio siano più severe.
Gli annunci di licenziamenti
A gennaio, Meta, la società proprietaria di Facebook, WhatsApp e Instagram, aveva annunciato l’intenzione di tagliare circa il 5 per cento della sua forza lavoro globale. In una nota interna, l’amministratore delegato Mark Zuckerberg aveva spiegato di voler “eliminare più velocemente i dipendenti meno performanti”, in vista di quello che, a suo dire, sarà un “anno intenso”.
L’annuncio era arrivato pochi giorni dopo la comunicazione dell’azienda di voler rinunciare ai fact-checker esterni e dare priorità alla libertà di parola. Sempre in linea con le indicazioni del presidente statunitense, l’azienda ha anche chiuso i suoi programmi Dei (diversità, equità e inclusione), pensati per aumentare la presenza di minoranze etniche, religiose e di persone Lgbt+ tra i lavoratori e in ruoli apicali, non solo negli Stati Uniti.
Secondo l’ultimo rapporto finanziario, a fine settembre Meta impiegava 72mila persone in tutto il mondo: se i tagli previsti verranno portati a termine, circa 3.600 lavoratori potrebbero essere coinvolti.
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