Milano, 27enne massacrato da branco di nordafricani

ambulanza e polizia

Un pestaggio violentissimo, come testimoniano la frattura dell’orbita e i punti di sutura, per un totale di 30 giorni di prognosi

di Francesca Galici – Milano potrebbe essere candidata per ospitare un eventuale remake del film Arancia Meccanica. Dal centro alle periferie è diventata una città insicura a qualunque ora del giorno, figuriamoci di notte. Non esistono più oasi di tranquillità nella metropoli che solo fino a pochi anni fa si elevava a motore economico del Paese, città ambita da chi cercava una realizzazione professionale, fulcro della moda e della movida. Oggi basta uscire per la strada per diventare bersaglio facile di malviventi, spesso giovanissimi, dediti a rapine e violenza. E l’unica cosa che si può fare quando si finisce nel loro mirino è pregare e sperare di uscirne vivi.

È quel che ha fatto M. B., 27 anni, che pochi giorni fa è stato vittima della violenza inconsulta di un branco di nordafricani, che l’hanno accerchiato nei pressi del parco Sempione, centro di Milano, prima di entrare nella discoteca Just Cavalli, noto luogo di ritrovo notturno. Il 27enne non è stato oggetto di una rapina, come si potrebbe pensare. Al termine del pestaggio violentissimo, come testimoniano la frattura dell’orbita e i punti di sutura, per un totale di 30 giorni di prognosi, ha ancora addosso il portafoglio, il cellulare e tutti gli oggetti di valore. Quello che ha subito è stato un pestaggio fine a se stesso, per rabbia sociale. M. B. è milanese, lavora, si sta costruendo una buona posizione e quel giorno è arrivato in discoteca con un amico a bordo di una bella autovettura.

Non hanno fatto in tempo a scendere dall’auto che, come racconta il Corriere della sera, sono stati accerchiati dal branco. Provocazioni, insulti, scherni. “Figli di papà”, dicono loro prima che partano i primi pugni e calci. Il giovane non ha avuto nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo, però ha notato, mentre cercava di limitare i danni, che uno di loro aveva raccolto una pietra da terra, poi utilizzata per le percosse. È stata un’azione rapida, pochi minuti, ma tanti sono bastati per lasciare il 27enne sull’asfalto. Il gruppo è poi scappato in monopattino. “Mentre ero a terra, pensavo solo a una cosa: ‘Speriamo non mi ammazzino'”, ha detto al quotidiano di via Solferino il ragazzo, che preferisce rimanere anonimo.

“Mi sono sentito abbandonato. Sono convinto che se anche mi avesse visto qualcuno, non sarebbe intervenuto. Non c’è senso di comunità, e di sicurezza”, ha dichiarato il giovane, che è stato accompagnato alle 3 del mattino in ospedale dalla sorella e ora attende di essere operato allo zigomo per sistemare la frattura.

La polizia di Stato si è immediatamente attivata per mettersi sulle tracce della banda, si stanno guardando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza ma non sarà facile trovarli. Pare che siano molto noti in zona e che quella non fosse la prima volta che importunavano, e perpetravano violenza, contro gli avventori della notte, in una Milano che sembra sempre di più Gotham City.
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