Bimbo di un anno morto per negligenza medica, famiglia risarcita con un milione di euro

taglio dei punti nascita

La sentenza emessa riconosce un chiaro nesso di causalità tra la negligenza nell’agire dei sanitari e la morte del bambino

Una vacanza in Puglia finita nel più tragico dei modi per la famiglia del piccolo Nevio, un bambino di un anno morto per disdratazione a Taranto a causa di una gastroenterite che i medici non sono riusciti a curare. La colpa è stata riconosciuta dal tribunale di Taranto, che ha previsto anche un risarcimento da un milione di euro a carico dell’Asl locale. Nella sentenza firmata dalla giudice Annagrazia Lenti si legge:

«Qualora i sanitari avessero disposto il ricovero ospedaliero del paziente già in occasione del primo accesso al Pronto Soccorso ed avessero quindi attivato da subito le procedure di reidratazione per via endovenosa, le condizioni di salute del bambino non sarebbero ulteriormente degenerate e quindi non sarebbe deceduto per arresto cardiaco».

Cosa è successo

Il caso ha origine durante una vacanza estiva quando Nevio, affetto da vomito causato da una gastroenterite, è stato prima visitato e poi dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto con una prescrizione per una terapia reidratante da assumere a casa. Tuttavia, a causa della persistenza del vomito, i genitori si sono visti costretti a fare ritorno in ospedale. Nonostante la situazione critica del bambino, la necessaria idratazione endovenosa non è stata somministrata in tempo, portando a una rapida degenerazione delle sue condizioni di salute e, infine, al decesso per arresto cardiaco nella notte del 30 luglio.

La sentenza

La sentenza emessa riconosce un chiaro nesso di causalità tra la negligenza nell’agire dei sanitari e la morte del bambino. I legali della famiglia, gli avvocati Mario Soggia e Massimo Saracino, hanno sottolineato come la mancanza di un adeguato trattamento medico durante il primo accesso al pronto soccorso sia stata una grave mancanza da parte dell’ospedale, che ha avuto conseguenze fatali. Dopo il tragico evento, i genitori hanno inizialmente affrontato un processo di archiviazione richiesto dalla procura, al quale hanno opposto resistenza, portando infine il caso davanti alla giustizia civile.
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