Lo psicologo di Bibbiano chiede i danni a Selvaggia Lucarelli

claudio foti bibbiano

Claudio Foti, lo psicologo assolto in appello dopo una condanna in primo grado nella vicenda sui presunti illeciti a Bibbiano, chiede a Selvaggia Lucarelli e a due quotidiani che hanno ospitato nove suoi articoli tra il 2019 e il 2021 un risarcimento di 320mila euro nell’ambito di una causa civile avviata davanti al Tribunale di Torino. I danni – si legge nell’atto di citazione visionato dall’AGI – vengono indicati come derivanti dalla diffamazione e della lesione dell’identità professionale del terapeuta finito «nell’angoscia di doversi confrontare con illazioni, pregiudizi, calunnie generate da parte di una delle influencer più famose d’Italia».

Tra i passaggi considerati diffamatori, ce n’è uno in cui l’autrice fa riferimento al ruolo di Foti nel suicidio di quattro persone avvenuto nel 1996 a Sagliano Micca, in provincia di Cuneo, durante il processo in cui erano accusate di pedofilia: «Quella botola, le perquisizioni lo accertarono, non esisteva – è scritto in un articolo di Lucarelli -. Eppure la sua esistenza fu segnalata al pm dell’epoca attraverso un fax con su scritto ‘urgente’ proprio di quel Claudio Foti del Centro Studi Hansel e Gretel, oggi rinviato a giudizio per Bibbiano. Nonno, nonna, padre e zio si suicidarono per quelle accuse».

«La malafede e l’intento mistificante di Lucarelli appare palese – scrive l’avvocato Luca Bauccio, che assiste il professionista e firma l’atto -.Non solo costei impone al lettore una verità giudiziaria inesistente, non predicabile, ossia l’innocenza degli accusati morti suicidi (il processo non arrivò a sentenza per la morte degli imputati, come ricordato anche dalla stessa Lucarelli nel pezzo, ndr), ma inferisce un collegamento tra il presunto errore che ha portato al suicidio e il dottor Foti. Cio’ sulla base di un mero fatto: l’aver trasmesso al pubblico ministero che lo aveva incaricato di sentire il minore un fax urgente con le dichiarazioni raccolte».

Secondo Bauccio, Lucarelli ha alimentato «una vera e propria campagna stampa, un linciaggio mediatico che hanno travolto tutta la sua storia personale e professionale, la sua vita privata, la sua identità di stimato psicoterapeuta». Tra gli articoli per i quali si chiede un risarcimento ce n’è uno in cui Lucarelli mette insieme di versi casi: «Bibbiano, Veleno, Sagliano Micca, Rignano Flaminio e le tante vicende in cui Claudio Foti e i suoi ‘collaboratori’ erano periti e consulenti, sono state soprattutto storie di adulti distrutti, guastati per sempre da accuse infamanti le cui uniche prove della colpevolezza erano traumi estratti dagli ‘ostetrici dei ricordi».

Nell’atto di citazione la risposta è che Foti «non prese parte all’indagine ‘Veleno’ ne’ come consulente, ne’ come perito, nulla di nulla; in quella di Sagliano Micca il procedimento non confluì mai in sentenza giacchè i familiari imputati morirono, sicchè l’indicazione al lettore della vicenda come di un clamoroso errore giudiziario del quale sarebbe stato artefice Foti è una abnorme calunnia; nel caso di Rignano Flaminio, Foti partecipò assieme a decine di consulenti delle parti civili unitamente alle quali ritenne compatibili con le accuse formulate le dichiarazioni del minore. Il gup rinviò a giudizio gli imputati che poi vennero assolti nei successivi gradi. La convenuta pretende con un’operazione del tutto scorretta di far discendere dall’assoluzione l’accusa di essere l’artefice consapevole di errori giudiziari».

La conclusione del legale è che «se la misura della preparazione e della buona fede di un consulente della Procura fosse l’assoluzione o la condanna, di fatto non sarebbe più praticabile la professione, a meno di prestarsi al linguaggio di influencer e improvvisati opinionisti della cronaca giudiziaria». «Falso e calunnioso» viene definito anche l’articolo intitolato ‘Quelle bugie per cui Agnese si tolse la vita: il ‘metodo Foti’. Hansel e Gretel in gita a Sestu’ relativo alla vicenda di una bidella cagliaritana che si suicido’ dopo essere stata accusata di pedofilia. In questo caso, Lucarelli prendeva di mira il ruolo di una psicologa ritenuta vicine a Foti ma per Bauccio lo psicologo «non ha mai avuto nessun ruolo nell’indagine».
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