Commissione Covid, bicamerale ‘azzoppata’ come chiesto da Mattarella

signor Mattarella bis

di Andrea Zambrano per  https://lanuovabq.it – Con l’elezione del senatore di FdI Gianni Berrino a relatore avvenuta ieri, l’iter parlamentare della legge che istituisce la Commissione Covid raggiunge l’esame dell’aula del Senato. La Commissione X Sanità, Affari sociali e Lavoro presieduta da Franco Zaffini, ha dato il via libera al testo analizzato in Commissione e modificato dopo le osservazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ora, il percorso della legge dovrebbe essere in discesa. «I tempi di calendarizzazione in Senato – spiega alla Bussola il neo eletto relatore Berrino – saranno abbastanza celeri. Poi, come noto, servirà un terzo e ultimo passaggio alla Camera, ma sui tempi non posso sbilanciarmi».

Quel che però è certo è che gli ostacoli che la Commissione si era trovata davanti dopo l’approvazione alla Camera dovrebbero essere stati superati. Il Quirinale, con un intervento di Mattarella in occasione della Cerimonia del ventaglio, aveva mandato un messaggio neanche tanto sibillino ai senatori in procinto di accogliere il testo a Palazzo Madama. Per il Colle, la commissione che indagherà sulla gestione della pandemia non doveva attribuirsi compiti propri della magistratura. Sotto accusa, anche alcune espressioni sulla costituzionalità di alcuni provvedimenti presi dai governi Conte II e Draghi durante lo Stato di emergenza.

Ebbene, da un’analisi degli emendamenti approvati dalla Commissione che ha licenziato il nuovo testo, sembra proprio che i rilievi di Mattarella siano stati tutti accolti.

Come? Cancellando le parti “sgradite” al Colle.

A cominciare dai limiti e dai poteri in fase inquirente. «L’acquisizione di atti e documenti, che è uno dei compiti della commissione covid, è limitata a quegli atti che giacciono presso gli inquirenti, se non coperti da indagine», ha spiegato Berrino. In poche parole: la Commissione può chiedere alla magistratura atti oggetto di indagine, inerenti alla stagione pandemica e la sua gestione, purché non siano coperti da segreto, in questo caso non potranno essere acquisiti dalla Bicamerale in quanto coperti da indagine.

Ma è con l’eliminazione di due punti in particolare che si può vedere l’intervento più significativo per andare incontro ai desiderata di Mattarella.

Tramite due emendamenti dello stesso Berrino, sono stati tolti infatti due passaggi inerenti alla legittimità costituzionale di alcuni provvedimenti. Il primo si trovava nel testo licenziato alla Camera all’articolo 3 comma 1 lettera t e recitava così: “Verificare e valutare le misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia, individuando eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali e valutando se tali misure fossero fornite di adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti».

Nella nuova versione è stato cancellato proprio l’aspetto sul rispetto dei principi costituzionali (che abbiamo sottolineato in grassetto ndr), quindi, la legittimità costituzionale delle misure contenitive non sarà indagata, evidentemente perché quei provvedimenti erano già passati alla valutazione del capo dello Stato. Ciò non toglie che si potrà comunque indagare sulla proporzionalità della risposta politica di fronte alla diffusione e al contenimento del virus, ma il giudizio che ne uscirà sarà solo politico.

La seconda lettera tolta, questa volta integralmente è la “v” che recitava così: “Verificare e valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e delle relative proroghe nonché dell’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza”.

Non potremo dunque assistere a indagini sui contestati Dpcm di Conte, che sono stati lo strumento principale con il quale sono stati imposti i lockdown, il green pass, la DaD e poi con Draghi la campagna vaccinale di massa. Tutti provvedimenti imposti in ragione dell’emergenza e che hanno limitato fortemente e compromesso in alcuni casi la libertà dei cittadini. Su questo la Commissione non potrà dunque esprimersi.

Il resto degli emendamenti approvati non costituisce particolari stravolgimenti del testo originario, mentre va registrato che nel corso delle votazioni sono stati respinti tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione. Volevano coinvolgere nell’inchiesta anche le Regioni, ma il voto a maggioranza li ha cassati.

Dunque, con l’esclusione delle Regioni e dei paletti fissati dal Colle, il raggio d’azione della Commissione si restringe alla sola attività dei Governi e del ministero della Salute in particolare.

Sono però salvaguardate le indagini sulla campagna vaccinale e sulle mancate cure, nell’ambito del protocollo Tachipirina & vigile attesa. Se da un lato la commissione restringe il suo campo d’azione, dall’altro, potrà concentrarsi meglio sulle due grandi problematiche nazionali mai ancora pienamente accertate: le reazioni avverse da vaccino che sono state minimizzate se non proprio nascoste e le morti in ospedale di pazienti curati troppo tardi sui quali si poteva intervenire in tempo con cure tempestive. Su questi due aspetti la Maggioranza si gioca molto della sua credibilità.

Ma il clima resta ancora quello della caccia alle streghe. Quanto successo ieri a Marcello Foa (in foto), rappresenta un campanello d’allarme, che mostra come l’unica versione che si vuole affermare è quella pandemista, mentre si silenzia il pensiero difforme. Il giornalista, già presidente della Rai, è finito nell’occhio del ciclone per aver invitato nella sua trasmissione radiofonica Giù la Maschera, Massimo Citro della Riva, psicoterapeuta sospeso dall’Ordine perché critico sui vaccini.

Dopo la puntata di ieri, molti esponenti della Sinistra, tra cui Fratoianni, hanno chiesto scandalizzati l’intervento della Vigilanza Rai. La stessa vigilanza Rai che non è intervenuta quando la Rai ha regalato un’ora di diretta al pornoattore Rocco Siffredi. Ma evidentemente per la televisione pubblica di oggi, diffondere un’idea di una pornografia buona è meglio che sollevare dubbi sui vaccini.

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