(www.quotidianosanita.it) – Prorogare il cosiddetto “scudo penale†per i professionisti sanitari, introdotto durante l’emergenza Covid, per far fronte a un’altra crisi: quella della carenza di medici nel Servizio sanitario nazionale.
Lo chiede la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, audita oggi sulla “Colpa professionale medica†presso la Commissione ad hoc del Ministero della Giustizia.
“In maniera analoga a quanto previsto durante la pandemia – ha motivato nel suo intervento il presidente, Filippo Anelli – si ritiene che le particolari condizioni di lavoro derivanti dalla carenza di personale, nonché dalla scarsità dei mezzi a disposizione, siano tali da dover sollevare i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, eventualmente provocate ai pazienti, diversi dalla colpa grave, almeno fino a quando le attuali criticità non risulteranno risolte o quantomeno attenuate. Questa sarebbe una norma utile anche per i cittadini perché questi ultimi hanno il diritto ad essere curati e a trovare medici a disposizioneâ€.
Cittadini che, precisa il presidente Fnomceo, “potranno sempre rivolgersi al giudice civile per ottenere – in tempi più rapidi – il risarcimento dei danni, qualora si sentano danneggiatiâ€
“Riteniamo – ha affermato sempre Anelli – che il primo passo per la prevenzione e la gestione di una nuova emergenza dettata dalla carenza di personale sanitario, qualsiasi ne possa essere la causa, sia sollevare i professionisti sanitari dalla responsabilità penale in tutti quei casi di morte o lesioni, eventualmente provocate ai pazienti, diversi dalla colpa grave. I medici rappresentano infatti per il Servizio Sanitario Nazionale il capitale umano, la risorsa indispensabile, che, nella crisi pandemica, ma anche nella quotidianità , si è rivelato esserne il vero tessuto connettivo, l’elemento di coesione non solo sanitaria ma anche socialeâ€.
Una risorsa che, però, è sempre più depauperata a causa delle condizioni di lavoro, spesso insostenibili, che portano i medici ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale: verso il privato, la libera professione, l’estero, il pre-pensionamento. E, a subire questa desertificazione, sono soprattutto le aree più a rischio di denunce, o comunque messe a più dura prova dalla pandemia, come dimostrano i dati della stessa Fnomceo, del Cogeaps, il Consorzio della Gestione anagrafica delle Professioni sanitarie, e del Sindacato Anaao-Assomed. Eppure, nel 95% dei casi la denuncia si risolve con la piena assoluzione del medico.
“Spesso la denuncia penale – spiega ora Anelli, a margine dell’audizione – è vista, su consiglio di organizzazioni che invitano i cittadini a liti anche temerarie con il miraggio di un risarcimento, come una ‘scorciatoia’ per ottenere perizie e pareri gratuiti, che possono essere poi usati in sede civile. Anche se, in questo modo, i tempi per l’eventuale risarcimento civile si allungano di molto, con disagio anche per quei cittadini che ne avrebbero realmente diritto. E con gravi ripercussioni sul medico, dal punto di vista professionale, mediatico, economico e della qualità di vita privata e professionaleâ€.
Per questo la Fnomceo, per voce di Anelli, ha chiesto alcuni correttivi al quadro normativo vigente.
“Al fine di evitare la strumentalizzazione del processo penale ai fini del risarcimento civileâ€, la Fnomceo ha proposto infatti di verificare la “percorribilità di un provvedimento che preveda che, nel caso in cui il professionista sia assolto, le spese siano a carico del soggetto denunciante†e, in ogni caso, di “prevedere un risarcimento per quei professionisti ingiustamente accusatiâ€.
Auspicato anche un controllo più stringente sui messaggi pubblicitari che invitano a intentare azioni giudiziarie contro i medici. La Fnomceo ha poi proposto alcuni interventi per rendere più attrattivo il sistema degli indennizzi assicurativi rispetto a quello dei risarcimenti civili. Ha, infine, sollecitato l’applicazione e revisione del Protocollo d’intesa firmato nel 2018 con il CNF, il Consiglio Superiore della Magistratura per promuovere e orientare la revisione degli albi dei periti e dei consulenti tecnici presso i Tribunali, la verifica, al momento dell’iscrizione all’albo dei CTU e dei periti, del possesso di elevate competenze tecniche e procedurali, e l’emissione dei decreti attuativi della Legge Gelli – Bianco sulla sicurezza delle cure, attesi dal 2017.

