Il cognome del padre non va attribuito ai figli in modo automatico. Dopo la decisione della Corte Costituzionale, si torna ad invocare una legge per disciplinare la materia e tutelare in particolare il cognome della madre. “Dalla Corte costituzionale, una decisione storica e molto attesa: non sarĂ piĂą possibile attribuire automaticamente a bambine e bambini il solo cognome del padre. La Corte tutela l’identitĂ personale di figli e figlie e dĂ piena attuazione al principio di eguaglianza. E’ stata eliminata una discriminazione insopportabile, che rendeva invisibili soprattutto le donne nella determinazione della discendenza”, dice Monica CirinnĂ , senatrice e responsabile Diritti del Partito democratico.
“Dispiace però”, prosegue, “che – a sei anni dalla prima decisione della Corte sul tema – il Parlamento non sia riuscito a dare risposte: ancora una volta, questa vicenda dimostra che sui diritti la politica deve trovare il coraggio di decidere. Ogni ambiguitĂ , ogni esitazione, ogni incertezza tiene in ostaggio identitĂ , storie ed esperienze che chiedono di essere riconosciute e tutelate: e quando la misura è colma, bene fanno le Corti – a partire dalla Corte costituzionale – a intervenire”.
“Mi auguro allora”, conclude, “che il Senato, che sta discutendo proprio in questi giorni i disegni di legge sull’attribuzione del cognome della madre, colga l’occasione di questa sentenza per dare una sistemazione alla materia, che sia definitiva e pienamente rispettosa dei diritti e dell’eguaglianza di tutte le persone”.
“La sentenza della Consulta sul doppio cognome dei figli è di estrema importanza e sana una inaccettabile e arcaica espressione di patriarcato che avrebbe dovuto essere soppressa giĂ da tempo. E’ particolarmente significativo che si tratti di una sentenza autoapplicativa che dispone l’adozione immediata e automatica del doppio cognome, salvo decisione diversa concordata da entrambi i genitori”, afferma la capogruppo di LeU al Senato, Loredana De Petris.
“Restano da definire – prosegue la presidente De Petris – numerosi passaggi per adeguare le norme alla sentenza della Corte e questo è compito del legislatore. Sta dunque ora al Senato procedere molto rapidamente, discutere i diversi progetti di legge, tra i quali anche quello di cui sono prima firmataria, e definire subito in tuti i particolari la nuova legge alla luce di questa storica sentenza”.
“Sono parole che lasciano il segno quelle con cui la Consulta motiva la sentenza sul doppio cognome: sorpassare l’automatismo del cognome paterno significa fare un passo storico in avanti verso la vera paritĂ di genere”, dice l’europarlamentare del Pd Alessandra Moretti. ADNKRONOS

